> > Omicidio Desirée Mariottini, il Dna incastra i tre arrestati

Omicidio Desirée Mariottini, il Dna incastra i tre arrestati

Desiree Mariottini, analisi DNA

Sul corpo della 16enne sono state trovate tracce biologiche di tre dei quattro uomini arrestati: le accuse sono di omicidio e violenza sessuale.

La svolta nelle indagini arriva grazie ai laboratori della polizia scientifica, che grazie alle analisi del Dna ha potuto confermare l’identità degli assassini di Desirée Mariottini, la 16enne trovata senza vita nel quartiere romano di San Lorenzo. Secondo quanto si apprende da Repubblica, il test del Dna ha incastrato tre dei quattro ragazzi africani arrestati e accusati dell’omicidio dell’adolescente nello stabile di via dei Lucani 22. Il materiale genetico rinvenuto sul suo corpo appartiene ad Alinno China, Mamadou Gara e Yusif Salia. Per Gara e Salia, il test ha confermato anche l’accusa di violenza sessuale.

Non è stata invece rinvenuta alcuna traccia biologica riconducibile al quarto imputato, Brian Minthe. Ma questo non è stato sufficiente a far cadere le accuse nei suoi confronti, dal momento che gli altri elementi in mano alla Procura – prime fra tutte le testimonianze – restano comunque validi.

Le indagini e i capi di accusa

La morte di Desirée Mariottini risale alla notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018. Poco più di un mese dopo, il 15 novembre, il Riesame ha contestato solo a Mamadou Gara, 26enne senegalese, il reato di omicidio. Il tribunale ha infatti fatto cadere l’accusa di omicidio per Alinno China, nigeriano di 47 anni, e Brian Minthe, senegalese 43enne. A entrambi è stato riconosciuto il reato di violenza sessuale. Il ghanese Yusif Dalia, arrestato il 26 ottobre nei pressi di Foggia, ha negato ogni accusa: “Ho avuto un rapporto con lei, le ho chiesto di venire via con me. Ma non ero lì quella notte, non le ho dato la droga”.

Tra gli indagati compare anche il 36enne italiano Marco Mancini, accusato di aver venduto agli assassini di Desirée il letale mix di psicofarmaci che le hanno somministrato. Dopo la convalida del fermo, il gip Maria Paola Tomaselli ha fatto cadere l’aggravante di cessione di sostanza stupefacente a un minore.