> > Maria, violentata e uccisa a 2 anni dall'amante della madre

Maria, violentata e uccisa a 2 anni dall'amante della madre

Maria bimba violentata uccisa dal compagno della madre

L'imprenditore Giorgio Giorni è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Maria Geusa.

L’omicidio di Maria Geusa, 2 anni e pochi mesi, sconvolse la comunità di Città di Castello, in provincia di Perugia. Erano da poco passate le 13.30 di lunedì 5 aprile 2004 quando nei corridoi dell’ospedale locale sono risuonate le urla disperate della madre, Tiziana Deserto: “Che hanno fatto alla mia bambina? Perché non è capitato a me?”. Insieme a lei c’era il suo amante, Giorgio Giorni, imprenditore 32enne di San Selpocro. È stato lui a entrare in pronto soccorso tenendo la piccola tra le braccia. “Ha vomitato in auto”, è stata la prima spiegazione che ha fornito ai medici. Ma quando i sanitari, per far luce sulle condizioni della bambina, hanno visto che i sedili della vettura erano puliti, l’imprenditore ha rapidamente cambiato versione dei fatti: “È caduta mentre giocava ai giardinetti“.

I primi sospetti

Nel frattempo, continuava la disperata corsa contro il tempo dei medici per salvare la vita di Maria Geusa. La piccola deve essere operata urgentemente per ricucire un’ansa intestinale lacerata. Ma prima che la figlia venisse portata in sala operatoria, Tiziana ha chiesto di poterla vedere, per esaminare l’addome e il basso ventre. L’infermiere che era con lei ha obbedito senza fare domande. I dubbi sono aumentati quando altri membri del personale sanitario hanno sentito la donna mormorare al compagno: “Queste cose si vengono a sapere, sono cose da grandi”. E, ancora, quando, esaminando il referto dei medici, ha commentato: “Così va bene”.

L’arrivo del padre

A essere ancora assente in ospedale era Massimo Geusa, padre di Maria e dipendente di Giorgio Giorni. L’uomo era in cantiere quando un dipendente lo ha informato che l’imprenditore lo stava cercando per chiedergli di raggiungerlo. Quando è arrivato in pronto soccorso, Tiziana ha confessato: “Ti ho detto una bugia. Stamattina la bambina non è andata all’asilo, l’ha presa Giorni ed è caduta mentre giocava”. Poi si lascia sfuggire una frase sospetta: “Voglio subito un altro figlio, un clone di Maria“.

Le indagini e il processo

Nonostante l’operazione e i tentativi dei medici, Maria non ce l’ha fatta. Le indagini condotte dagli inquirenti dopo la sua morte hanno fatto luce sulle ultime, terribile ore di vita della bambina. Erano le 10 quando Giorgio Giorni ha telefonato a Tiziana per dirle che Maria stava male, di raggiungerlo immediatamente ai giardinetti di piazza Ferri. Dopo un’ora, la donna è arrivata e ha visto che la bambina era stesa in auto, coperta dal cappotto dell’uomo. Senza neppure aprire lo sportello per controllare le condizioni della figlia, è tornata a casa a preparare il pranzo al marito. Solo due ore dopo l’imprenditore ha portato la piccola in pronto soccorso.

Le accuse contro Giorni sono pesantissime: abusi sessuali reiterati nel tempo e omicidio. Durante il processo, l’imprenditore ha ammesso di aver procurato la morte della bambina, picchiandola e scuotendola con violenza, ma negando di averla mai violentata. La Corte lo ha condannato all’ergastolo. Ammonta a 15 anni, invece, la condanna della madre, accusata di concorso anomalo in omicidio.