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Casal Bruciato come Torre Maura: la rivolta dei residenti contro i rom

Casal Bruciato, rivolta contro i rom

I residenti del quartiere alla periferia di Roma sono scesi in piazza contro l'assegnazione di una casa popolare a una famiglia rom.

Dopo Torre Maura, è la volta di Casal Bruciato. I residenti di via Cipriano Facchinetti e strade limitrofe, alla periferia di Roma, sono insorti in una rivolta contro i rom. Si è ripetuto lo scenario dei cassonetti bruciati e delle manifestazioni popolari, questa volta a causa dell’assegnazione di una casa popolare a una famiglia di etnia rom, si apprende dal Giornale. Il nucleo familiare, a causa delle proteste, è stato costretto ad allontanarsi.

La protesta di Casal Bruciato

Un primo focolaio di protesta è scoppiato intorno alle ore 18 di domenica 7 aprile ed è stato domato dai Carabinieri della stazione Roma Prenestina. La mattina seguente, altri residenti di Casal Bruciato sono scesi in strada, dandosi appuntamento davanti alla palazzina assegnata. “Non li vogliamo“, è la motivazione che riecheggia tra i manifestanti. Nunzia, una delle residenti, ha raccontato a Roma Today: “Quella casa ora l’ha occupata una ragazza con un bimbo di sei mesi. Prima dormiva in macchina. Meglio un’italiana che i rom, ci deve stare lei. I rom non devono tornare, o blocchiamo tutto”. Altri le fanno eco: “È una vergogna. Date le case ai terremotati dell’Aquila”.

Fabrizio Montanini, coordinatore dei comitati della zona, ha spiegato: “Il modello da seguire è quello di Torre Maura, dove gli abitanti sono riusciti ad avere la meglio. Se la Raggi intende superare i campi rom sulla pelle delle periferie, si sbaglia”. La protesta è stata supportata dagli esponenti di Fratelli d’Italia, che, nel VI Municipio, hanno descritto l’assegnazione dell’alloggio popolare “una prassi che conferma come la sindaca Raggi preferisca occuparsi dei nomadi, anziché delle famiglie romane in difficoltà”.

“Solo sgomberi, nessuna integrazione”

Massimiliano Signifredi, responsabile del settore nomadi di Sant’Egidio, ha denunciato che verso le comunità rom le autorità hanno messo in atto “solo sgomberi. Non c’è stata alcuna politica di integrazione”. Altri volontari hanno dichiarato a Repubblica: “Auspichiamo che questa ricorrenza [la “Romanò Dives“, la giornata internazionale dei rom, ndr] sia l’occasione per condannare con fermezza parole e comportamenti discriminatori, razzisti e violenti, come è accaduto recentemente a Torre Maura. Si è impedito a poche decine di persone – quasi per la metà bambini – persino di mangiare, arrivando al vergognoso gesto di calpestare il cibo“.