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Salone del Mobile, la Maestà Sofferente di Gaetano Pesce divide Milano

Gaetano Pesce, Maestà Sofferente

50 anni di evoluzione nell'architettura e nell'arte, 50 anni di dibattito sui diritti del mondo femminile.

Il Salone del Mobile veste l’estetica di Milano, capitale italiana (per una settimana) del design. Esageratamente provocatoria, la metropoli meneghina raccoglie per le sue strade una mostra continua d’arte, di opere e installazioni. Non è solo il gusto estetico, quello che divide in questi giorni i turisti e i cittadini: in Duomo la figura di una donna nuda, rappresentata sottoforma di poltrona Up5&6, trafitta da oltre 400 frecce sta scatenando l’opinione pubblica.

Il numero di dardi indica gli innumerevoli casi di abuso che le donne subiscono quotidianamente, le belve feroci che la circondano e l’enorme palla di ferro legata al piede della mastodontica poltrona umana sottolineano i temi di stretta attualità correlati alle storie di violenza. L’opera recante la firma di Gaetano Pesce, portavoce del design italiano nel panorama mondiale, riprende la scultura datata 1969 reinventando la stessa poltrona e trasformandola in un’icona del nostro tempo: la Maestà Sofferente. 50 anni di evoluzione nell’architettura e nell’arte, 50 anni di dibattito sui diritti del mondo femminile.

La critica del mondo femminile

A pochi giorni dall’inaugurazione non sono tardate ad arrivare le prime critiche: la prima dal movimento femminista che accusa il designer d’aver rappresentato la donna con un mobile, quasi fosse una mercificazione esplicita; d’altro canto anche i componenti de “Non Una di Meno” hanno deciso di manifestare il proprio dissenso in piazza Duomo attraverso il singolare slogan “Ceci n’est pas une femme” (letteralmente “questa non è una donna”). Dopo le proteste l’installazione è stata “sporcata” dalla vernice rossa color sangue (a tempera lavabile) di Cristina Donati Meyer, un’artista che ha voluto contestare l’espressione del Pesce nell’idea di “donna solo come oggetto di arredo” esponendo un cartello corredato da questa didascalia: “La donna è (un) mobile”, “Dalla donna oggetto alla donna poltrona”. Differente invece è l’opinione del sindaco di Milano secondo cui sarebbe doveroso “rendere onore a Pesce”: per Beppe Sala infatti, la Maestà Sofferente è degna di essere considerata “un messaggio contemporaneo”.