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Rigopiano, chiusa l'inchiesta per depistaggio: "Telefonata nascosta"

Hotel Rigopiano

I Forestali chiudono il filone d'indagine sui presunti depistaggi seguiti alla tragedia di Rigopiano. Sette le persone che rischiano il processo.

La seconda inchiesta sulla tragedia all’hotel Rigopiano è terminata. I carabinieri forestali di Pescara hanno depositato l’avviso di chiusura indagini ed ora sette persone, tra cui l’ex prefetto Francesco Provolo, rischiano di finire a processo. I reati contestati, a vario titolo, sono di depistaggio e frode processuale.

SOS sottovalutato

Al centro delle indagini la telefonata effettuata nella mattinata del 18 gennaio 2017 da Gabriele D’Angelo. Il cameriere aveva chiamato la sala operativa della prefettura di Pescara chiedendo aiuto per le persone intrappolate all’interno dell’hotel Rigopiano, a causa della neve. Veniva chiesto quindi lo sgombero della strada per permettere ai clienti di allontanarsi, ma l’allarme fu sottovalutato.

Quando la valanga si abbatté sull’albergo quella telefonata fu fatta sparire, come sostengono gli investigatori. Anche una email di SOS giunta dall’hotel nella casella di posta elettronica del gabinetto fu letta ore dopo, attorno alle quattro, quattro e mezza. Circa un’ora dopo, della struttura ricettiva non c’era più traccia.

Gli altri indagati

Ma quando Quintino Marcella chiamò in prefettura per comunicare che l’hotel era stato spazzato via da una slavina, la funzionaria Daniela Acquaviva lo liquidò dicendogli che “la mamma dei cretini è sempre incinta”. Anche lei è finita nell’inchiesta. A sostengo delle accuse, come riporta ilcorriere.it, anche una serie di intercettazioni che rivelerebbero come la sala operativa fosse gestita al pari di “un inferno dantesco”.

Tra gli altri indagati i funzionari della Prefettura in servizio qual giorno: Ida De Cesaris (accusata anche di falso), a capo della sala operativa, Gianfranco Verzella, Giulia Pontrandolfo, Sergio Mazzia e Salvatore Angieri.