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Terremoto nel catanese, scossa di magnitudo 3.3 a Linguaglossa

Linguaglossa

Una scossa di terremoto di magnitudo 3.3 registrata alle 2.44 nel nordest della Sicilia, in provincia di Catania. Al momento non si segnalano danni

Terremoto nella notte nei pressi del parco dell’Etna. Una scossa di magnitudo 3.3 è stata registrata alle 2.44 nel nordest della Sicilia, in provincia di Catania. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a meno di 1 km di profondità ed epicentro 5 km a sudovest di Linguaglossa. Dieci minuti dopo la prima scossa, è seguita una replica di magnitudo 3.1, con stesso epicentro ed ipocentro a 2 km di profondità. Alle 2.13 c’era stata un’altra scossa nella stessa zona, di magnitudo 2.4 vicino Piedimonte Etneo, riporta Ansa. Al momento non sono state comunicate segnalazioni di danni a persone o cose. Stando ai valori della scala Ritcher, un evento sismico di magnitudo 3.3 è da classificarsi come terremoto “molto leggero”, spesso avvertito, ma generalmente non causa danni.

Nei decenni passati eventi anche più forti sono stati molto frequenti. Si ricordi le sequenze sismiche del 1984 nell’area Zafferana-Fleri, del 1985-1986 a Piano Provenzana e sul fianco orientale, ma anche quelle del 2002-2010 nelle medesime zone.

Etna, zona sismica

L’attività sismica nell’area etnea degli ultimi tempi non ha niente a che vedere con l’attività sismica nel centro Italia, essendo a centinaia di chilometri di distanza e in un ambiente geodinamico diverso. Il rischio sismico nella Sicilia orientale è spaventosamente alto e la zona risulta altamente impreparata. Così avverte Boris Behncke, autorevole vulcanologo dell’INGV

L’Etna è un vulcano attivo, per chi non lo sapesse ancora, e ogni volta che non sta proprio eruttando, sta preparando la sua prossima attività. Le eruzioni dell’Etna possono avvenire in area sommitale e spesso i precursori di queste eruzioni sono estremamente sottili, perché i condotti sono sostanzialmente aperti e il magma in risalita non deve fare molto sforzo e rompere rocce lungo il suo percorso. Altre eruzioni accadono, ad intervalli molto irregolari (che durano da pochi mesi a molti decenni), sui fianchi dell’Etna. Quelle a quote più basse sono quelle potenzialmente più distruttive, perché le loro colate laviche possono raggiungere zone popolate, spiega ancora Behncke. Queste eruzioni sono praticamente sempre precedute da segnali premonitori piuttosto evidenti. Soprattutto nelle ultime ore/negli ultimi giorni prima dell’eruzione ci sono tipicamente centinaia se non migliaia di terremoti di bassa magnitudo ma in parte anche percepibili.

Molti i terremoti che avvengono lungo le numerose faglie che tagliano i versanti dell’Etna soprattutto nei settori orientale e meridionale. Questi accadono quando il vulcano si ricarica, si gonfia e si pressurizza. I recenti terremoti etnei sono di quest’ultimo tipo, quindi prodotti dal processo di ricarica del vulcano. Si tratta di fenomeni totalmente normali nella dinamica dell’Etna.

Quando allarmarsi

Le piccole scosse non sono pericolose. L’esperto assicura che non bisogna avere paura di terremoti lievi, pari a magnitudo 2-3. Quel che c’è da temere, è un terremoto di magnitudo ben oltre 6.

Nella fattispecie, un terremoto di tale intensità non sarebbe prodotto dalla dinamica dell’Etna, ma da uno spostamento lungo una delle grandi faglie regionali che tagliano la crosta terrestre nella parte ionica della Sicilia.