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Manduria, omicidio Stano: parla la madre di uno dei ragazzi

Manduria, interrogatori ragazzi

Il Corriere ha rintracciato la madre di un ragazzo facente parte della baby gang di Manduria che ha massacrato un 66enne.

Sono giorni di disperazione nel tarantino, a Manduria per la precisione, dove nei giorni scorsi si è consumata una tragedia al centro delle cronache nazionali. Sono disperate soprattutto le famiglie dei 14 ragazzi (molti dei quali minorenni) coinvolti in qualche modo nella tragica morte di Antonio Stano, il 66enne – definito “vecchio pazzo” – bullizzato, umiliato e pestato a morte dalla baby gang. Il Corriere della Sera ha rintracciato la madre di uno dei ragazzi coinvolti e l’ha intervistata. Il figlio è un giovanissimo, nato nel 2002, studente e tra i 14 giovani accusati di omicidio. Il ragazzo avrebbe detto di aver solo ricevuto il video in quella chat, chiamata “gli orfanelli”, ma tanto basta per causare la disperazione di una madre che si rende conto di non conoscere il figlio e di aver fallito nell’educarlo.

Le parole della donna al Corriere

“Uno si chiede: come hai fatto a non accorgerti? E però quando poi ti ritrovi in mezzo a una cosa così grossa ti interroghi fino in fondo e allora io dico: voglio credergli e sono sicura che mio figlio non abbia fatto niente di più di quello che ammette di aver fatto. Che è già molto grave, sia chiaro. Chi lo può negare? Ma la domanda che mi tormenta in questi giorni è: come avrei potuto accorgermi di una cosa così? Come fai tu, madre, ad accorgerti di cosa fa nel dettaglio tuo figlio quando esce con gli amici: come fai a sapere se si scambia un video o se chatta o cosa si dice, cosa c’è in quel video…”

La madre spiega anche che, “si vede quando un ragazzo fa le cose balorde: ti puoi accorgere se ha in tasca più soldi del solito, se si comporta in modo strano perché magari ha a che fare con la droga, puoi capire quando non sta bene anche se non te lo dice. Ma un video in una chat… Come fai ad accorgerti che cosa sta succedendo dentro quel cavolo di telefonino?”. “Quello dei genitori è un mestiere davvero difficile. È evidente – conclude sconsolata – che io non sono stata capace di fargli capire che cos’è il bene e che cos’è il male. Se uno me lo racconta daccapo tutto quello che è successo, io ancora non ci credo”.