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Stato-mafia, il pg: "Mannino va condannato per un turpe do ut des"

Calogero Mannino

L'ex ministro Calogero Mannino avrebbe messo in atto un "turpe do ut des" per fermare le stragi e un suo possibile attentato.

La Procura Generale di Palermo chiede una condanna a 9 anni di carcere per Calogero Mannino. L’ex ministro democristiano del Mezzogiorno era finito tra gli indagati del processo suall presunta trattativa Stato-mafia ma, scegliendo il rito abbreviato, viene giudicato separatamente rispetto agli altri imputati. In primo grado Mannino ha ottenuto l’assoluzione ma in appello i pm chiedono di ribaltare tale sentenza e di condannare il 79enne per il reato di minaccia a corpo politico dello Stato.

“Il timore di essere ucciso”

“Le acquisizioni probatorie confermano inoppugnabilmente il timore dell’onorevole Calogero Mannino di essere ucciso, così come sostenuto dall’accusa, e le sue azioni per attivare un ‘turpe do ut des’ per stoppare la strategia stragista avviata da Cosa Nostra” dichiara il sostituto procuratore generale Sergio Barbiera, come riporta repubblica.it.

In particolare, l’accusa riporta davanti ai giudici le dichiarazioni del pentito Giovanni Busca il quale sostiene di aver ” ricevuto l’incarico di predisporre, subito dopo l’attentato di Capaci, l’omicidio” di Mannino. E’ per questo motivo che l’ex ministro, secondo la Procura, avrebbe attivato gli ufficiali del Ros dei carabinieri per fermare l’attentato e, di conseguenza, avviare la cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Il “turpe do ut des”

Sempre in base all’accusa il “turpe do ut des” sarebbe consistito nel concedere alla mafia “l’impunità” per il boss Bernardo Provenzano. Inoltre, nel presunto patto, ci sarebbe stato un alleggerimento del regime di carcere duro e l’avvio una linea meno rigorosa nel contrasto ai clan mafiosi.