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Yara Gambirasio, il ricordo a 10 anni dalla morte

Yara Gambirasio

Il ricordo di Yara Gambirasio, la 13enne uccisa nel 2010 che il 21 maggio 2020 avrebbe compiuto 23 anni.

Il 21 maggio 2020 Yara Gambirasio avrebbe compiuto 23 anni. È trascorso un decennio da quando la ragazza venne brutalmente assassinata in un campo vicino alla palestra in cui si allenava dal muratore di Mapello Massimo Giuseppe Bossetti. L’uomo, condannato all’ergastolo, continua a dichiararsi innocente e a invocare la revisione del processo, mentre i familiari e gli amici di Yara persistono nella ricerca dei tasselli mancanti del giallo. Che cos’è successo tra lei e l’uomo del Dna prelevato dal corpo della 13enne? Come è arrivata Yara al campo nel quale la sua vita è stata stroncata senza pietà?

Il ricordo di Yara

Un’atleta eccellente, una ragazzina – non ancora donna, non più bambina – congelata nella sua immagine in cui sorride sfoggiando l’apparecchio ai denti. Oggi, 21 maggio 2020, la giovane campionessa di ginnastica ritmica di Brembate di Sopra avrebbe festeggiato in compagnia di parenti e amici il suo 23esimo compleanno. Invece, la sua vita le è stata strappata quella fredda sera di novembre, quando, uscita dal consueto allenamento, non è più tornata a casa.

caso Yara

L’omicidio di Yara Gambirasio

Era la sera di venerdì 26 novembre 2010. La 13enne Yara Gambirasio fu vista all’interno del centro sportivo di Brembate di Sopra, dove si allenava in ginnastica ritmica. Le telecamere di sorveglianza del centro sportivo erano tutte fuori uso. La sua abitazione distava 700 metri dalla palestra, ma la ragazza non l’avrebbe mai raggiunta, poiché le sue tracce furono perse poco dopo.

Il corpo di Yara venne ritrovato casualmente tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, da un aeromodellista in un campo aperto a Chignolo d’Isola, distante 10 chilometri da Brembate di Sopra. Il medico legale rilevò numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo. Nel corso delle indagini si ipotizzò che la morte fosse sopraggiunta in un momento successivo all’aggressione, a causa del freddo e dell’indebolimento dovuto alle lesioni. Sul corpo non furono riscontrati segni di violenza carnale.