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Migranti, dissequestrata la Sea Watch: "Pronti a tornare in mare"

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La procura di Agrigento considera cessate le esigenze probatorie. Ong: "Pronti a tornare in mare. Basta diffamazioni".

La procura di Agrigento ha dissequestrato la nave Sea Watch al termine degli accertamenti in seguito alla sbarco di 47 migranti salvati in acque libiche e arrivati a Lampedusa il 18 maggio scorso. La nave potrà dunque lasciare il porto di Licata e tornare in mare aperto. I pubblici ministeri ritengono infatti cessate le esigenze probatorie. Immediata la risposta della Ong: “Basta diffamazioni di Salvini”. “Speriamo che ciò valga ad interrompere una campagna diffamatoria nei confronti della ong Sea Watch” hanno precisato i legali difensori del comandante, Arturo Centore, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Il dissequestro – proseguono – conferma la correttezza dell’operazione di salvataggio operata dall’equipaggio della Ong. Il provvedimento arriva anche grazie alla piena collaborazione fornita da noi alla polizia giudiziaria e al fatto che le modalità doverose e necessitate del salvataggio dei naufraghi sono state confermate dai documenti fotografici e fonografici. In tempo brevi la nave potrà riprendere le operazioni di salvataggio“.

La replica di Salvini

Alla notizia del dissequestro della Sea Watch ha voluto replicare anche il ministro dell’Interno, come riferito da Tgcom24: “Continua la politica buonista di alcune procure: dopo Firenze anche Agrigento. Non mi stupirebbe l’apertura di un procedimento penale a mio carico da parte del tribunale dei ministri di Catania” ha affermato.

“Pronti a tornare in mare”

E’ stata Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch, a diffondere la notizia del dissequestro. “Da questo momento la nave è di nuovo libera e ci prepariamo a tornare il prima possibile in mare, dove nei giorni scorsi e in queste ore sono numerose le notizie delle persone in difficoltà, alcune delle quali hanno dovuto attendere ore prima di essere soccorse, mentre altre sono ancora in ostaggio in mezzo al mare. Le persone – ha proseguito – continuano a partire ed è nostro dovere e responsabilità essere lì. Speriamo di tornare in mare assieme alle altre navi delle ong e insieme agli assetti militari che prima di noi hanno soccorso centinaia di migliaia di vite umane. Speriamo che questo – ha concluso – possa essere fatto e non osteggiato dal Governo“.