> > Paolo Arata, ex consulente della Lega, arrestato per corruzione

Paolo Arata, ex consulente della Lega, arrestato per corruzione

Paolo Arata arrestato

Arrestato anche il figlio Francesco e il "re dell'eolico" Vito Nicastri, vicino all'entourage del latitante Matteo Messina Denaro.

Paolo Arata è finito in manette per “intestazione fittizia, con l’aggravante di mafia, corruzione e autoriciclaggio“. Sono le contestazioni mosse all’ex consulente di Matteo Salvini per l’Energia da parte della Procura di Palermo e della Dia di Trapani, a due mesi dall’avviso di garanzia e dalle perquisizioni, riporta Repubblica. Arrestato anche il figlio di Arata, Francesco. Le forze dell’ordine hanno emesso un mandato anche nei confronti del “re dell’eolico” Vito Nicastri, già in carcere, e del figlio Manlio. Il dirigente Alberto Tinnirello, ex dipendente dell’assessorato regionale all’Energia, è agli arresti domiciliari.

Continua, nel frattempo, l’indagine condotta dalla Procura di Roma sull’episodio che vede coinvolto Arata e l’ex sottosegretario leghista Armando Siri. Con una mazzetta da 30mila euro, si sarebbero assicurati l’apertura di un emendamento per favorire gli affari sull’eolico di Nicastri.

Le intercettazioni

Le perquisizioni risalgono allo scorso 17 aprile e hanno portato alla svolta nelle indagini per corruzione condotte dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca Di Leo. Il gip Guglielmo Nicastro ha accolto le richiese dei pm, che hanno accusato Arata di essere in affari con Nicastri, a sua volta vicino al latitante Matteo Messina Denaro, e di aver pagato alcune mazzette a un dirigente regionale.

Ipotesi supportata anche da alcune intercettazioni, in cui Arata confessa a un amico avvocato: “Io sono socio di Nicastri al 50 per cento. Nella sostanza abbiamo un accordo societario, di co-partecipazione”. In un’altra telefonata, il consulente di Salvini ha dichiarato al figlio del re dell’eolico: “Nel 2015 ho dato 300mila euro a tuo papà”. Il suo orgoglio per aver tessuto intorno a sé una rete di tangenti e favori emerge da una conversazione avuta con il figlio Francesco, in procinto di entrare nell’ufficio dell’assessorato regionale all’Energia di Palermo. “Questi qua sono stati tutti pagati“, si vantava. Affermava di aver pagato anche Alberto Tinnirello. Definiva “un amico, una persona a noi vicina” il funzionario Giacomo Causarano: “Quello è un corrotto“.

Le relazioni di Arata

“Dalle attività di indagine è emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’assessorato all’Energia”, si legge nelle carte della Procura. “Tra tutti, l’assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri“. Quest’ultimo è il fratello del più noto Marcello Dell’Utri, tra i fondatori di Forza Italia e giudicato colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa. “Quando l’epicentro della fase amministrativa diveniva l’assessorato al Territorio e Ambiente, Arata è riuscito a interloquire direttamente con l’assessore Cordaro e, tramite questi, con gli uffici amministrativi di detto assessorato”, continuano le carte. Il tutto “dopo aver chiesto un’intercessione per tale fine a Calogero Mannino“.