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Strasburgo boccia l'ergastolo ostativo: "Italia modifichi la legge"

carcere ergastolo

La Corte UE dei diritti umani boccia il "fine pena mai" inflitto in Italia a chi non collabora con la giustizia: ciò non è indice di pericolosità.

L’ergastolo ostativo è lesivo dei diritti umani. A dirlo è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che in una sua sentenza di giovedì 13 giugno 2019 afferma che l’ergastolo senza possibilità di rilascio vìola dell’articolo 3 della Convenzione europea nella parte che proibisce i trattamenti crudeli, inumani o degradanti. In assenza di ricorsi, la sentenza diverrà definitiva in tre mesi.

Il “fine pena mai”

“Ci auguriamo che il legislatore tenga conto di questa sentenza modificando le norme penitenziarie e i suoi inaccettabili automatismi” è il primo commento dell’Associazione Antigone.

In base alla legge italiana anche i condannati all’ergastolo possono usufruire di alcuni permessi-premio, e prevede la libertà condizionale dopo 26 anni di carcere. Nessun beneficio invece è previsto per il cosiddetto “fine pena mai”, ovvero l’ergastolo ostativo inflitto in generale a quei soggetti altamente pericolosi, tra cui i boss mafiosi.

La decisione di Strasburgo è stata presa esaminando proprio il caso di un condannato negli anni Novanta per associazione mafiosa, omicidi e rapimenti, Marcello Viola. La Corte europea, condannando l’Italia, chiede ora al governo di versare 6mila euro per i costi legali.

La sentenza

Nella sentenza Strasburgo sostiene che nella nostra legislazione infatti “la mancanza di collaborazione è equiparata a una presunzione irrefutabile di pericolosità per la società”. Si evidenzia inoltre che, al contrario, “non si può presumere che ogni collaborazione con la giustizia implichi un vero pentimento e sia accompagnata dalla decisione di tagliare ogni legame con le associazioni per delinquere”.

“Sull’ergastolo ostativo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nel caso Viola, ha preso una decisione di grande rilievo stabilendo che la dignità umana viene prima, sempre” dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

“La dignità umana è un bene che non si perde mai – prosegue – La Corte ribadisce un principio che i più grandi giuristi italiani avevano già espresso, ossia che sono inaccettabili gli automatismi (assenza di collaborazione) che precludono l’accesso ai benefici. Una persona che dia prova di partecipazione all’opera di risocializzazione deve avere sempre una prospettiva possibile di libertà”.