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Traffico rifiuti, tra Roma e Latina i terreni "fumavano": 23 indagati

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L'inchiesta è scattata grazie alle segnalazioni di alcuni comitati di Pontinia, denunciando miasmi maleodoranti provenienti da alcuni terreni.

Sequestrare tre aziende operanti nel campo della gestione di rifiuti, due in provincia di Latina ed una in provincia di Roma, una discarica di proprietà di una società di Roma, quattro appezzamenti di terreno (nei comuni di Pontinia e Roma) e 10 mezzi tra autocarri, trattori, semirimorchi, escavatori. E’ il risultato dell’operazione “Smokin’ fields” condotta alle prime luci dell’alba di giovedì 13 giugno 2019 da Polizia e Carabinieri, che ha portato 23 persone ad essere iscritte nel registro degli indagati per traffico illecito di rifiuti.

Illeciti per un milione di euro

Per alcuni di loro è scattata anche una denuncia per falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e l’intralcio all’attività di vigilanza e controllo ambientale.

In base alle accuse gli indagati “al fine di conseguire un ingiusto profitto, gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi conseguendo un risparmio di spesa valutabile intorno al milione di euro“.

L’inchiesta è partita grazie alle segnalazioni e alle denunce di alcuni comitati di Pontinia (Latina), che lamentavano ormai da tempo miasmi maleodoranti provenienti, in particolare, da un’azienda produttrice di compost.

I terreni “fumavano”

Procedendo con gli accertamenti, si è così scoperto che nella discarica erano stati superati “diversi parametri previsti dalla normativa di settore, riguardanti il corretto utilizzo di fertilizzanti e prodotti affini”. Grazie a riprese viedeo e intercettazioni, inoltre, le forze dell’ordine sono riusciti a documentare anche la gestione illecita di rifiuti.

Stando a quanto dimostrato dagli investigatori infatti “la società di Pontinia, formalmente adibita e autorizzata al recupero di rifiuti mediante produzione di ‘compost di qualità’, produceva stabilmente, rifiuto, che veniva spanso in terreni non solo in zone vicine all’azienda stessa ma anche presso terreni in provincia di Roma“.

Da qui il nome dell’operazione visto che questi terreni “fumavano” letteralmente, “segno evidente di una mancata maturazione del materiale, che invece continuava a fermentare in corso d’opera”, evidenziano gli inquirenti.