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Bologna, violenze e abusi su anziani in casa famiglia: 4 arresti

bologna anziani maltrattati in casa di riposo

Quattro persone (i titolari e due dipendenti) sono state arrestate per maltrattamenti a danno degli anziani ospiti di una casa famiglia nel bolognese.

Scandalo nel bolognese, dove i Carabinieri della compagnia di Vergato hanno eseguito quattro arresti nei confronti dei dipendenti della casa famiglia di San Benedetto Val di Sambro, sull’Appennino emiliano. Secondo quanto riferisce Fanpage, il titolare dell’azienda e alcuni operatori, che si occupano dell’assistenza agli anziani non più autosufficienti, sono stati accusati di abusi e maltrattamenti a danno degli ospiti della struttura.

Abusi su anziani

Secondo quanto si apprende dal Resto del Carlino, le indagini sono cominciate a dicembre 2018, in seguito ad alcune dichiarazioni ricevute dai Carabinieri di Vergato. Gli agenti hanno dunque deciso di posizionare all’interno della struttura delle telecamere nascoste. Le immagini hanno mostrato agli inquirenti situazioni definite “strazianti, uno scenario raccapricciante”. Pierluigi Solazzo, comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna, ha raccontato che nella casa famiglia sono stati perpetrati “sistematici abusi, sia psichici che fisici, fino ad arrivare agli abusi sessuali“.

Tre dei dieci ospiti della struttura sono stati ricoverati all’ospedale Maggiore del capoluogo emiliano. Gli operatori li denigravano con frasi come: “Tanto presto muori“. Il titolare della casa famiglia, un bolognese di 52 anni, è stato accusato di aver stuprato più volte la stessa donna. L’uomo è in custodia nel carcere della Dozza. La moglie, 54 anni, è invece agli arresti domiciliari. Arresttai anche due dipendenti: un uomo italiano di 42 anni e una donna romena di 39.

Il caso di San Lazzaro

Pochi mesi prima, un caso analogo si era verificato in quella che è passata alle cronache come la “casa degli orrori” di San Lazzaro. Come diffuso da Bologna Today, gli abusi perpetrati nella casa famiglia in questione sono sconvolgenti. Isabella Conti, sindaco del Comune bolognese, ha descritto l’accaduto come “disumanità dei comportamenti, barbarie e crudeltà esercitata su persone indifese e fragili”. Il primo cittadino ha ribadito la “necessità di disciplinare con una legge stringente la possibilità di apertura di strutture che rientrano nella denominazione di casa famiglia, il cui nome evoca un luogo protetto e in qualche modo controllato dall’ente pubblico, mentre in realtà rappresenta una fattispecie ibrida”.