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Migranti, in 45 sbarcano a Lampedusa: Sea Watch ancora al largo

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Mentre la Sea Watch attende al largo l'autorizzazione allo sbarco, un gruppo di 45 migranti è giunto a Lampedusa.

Nel pomeriggio di mercoledì 19 giugno, un gruppo di 45 migranti è arrivato a Lampedusa in maniera autonoma, a bordo di una piccola barca in legno. I migranti sono stati portati a terra da una motovedetta della Guardia di finanza che li ha avvistati quando erano ormai prossimi al porto siciliano. Tra i migranti sono stati individuati due bambini e due donne incinte e tutti sono risultati essere provenienti da Kenya, Somalia, Costa d’Avorio e Senegal. Molte persone sono state soccorse perché in stato di forte disidratazione, come riferito da Mediterranean Hope, che ha dato notizia dello sbarco. Una vera e propria beffa per gli altri 43 migranti che sono invece a bordo della nave umanitaria Sea Watch, la quale si trova ancora in mare senza indicazioni di un porto sicuro.

Manifestazione per la Sea Watch

Proprio nella serata di mercoledì, a Lampedusa partirà una manifestazione di protesta che si pone l’obiettivo di chiedere l’autorizzazione allo sbarco per i 43 migranti che ormai da giorni sono in mare. “Dormiremo sul sagrato della Parrocchia San Gerlando, come è giusto che sia – dicono gli attivisti -. A Lampedusa, decine e decina di volte in questi anni i migranti hanno scelto la parrocchia di San Gerlando come luogo in cui riunirsi e incontrare chiunque fosse disponibile a conoscerli, parlare e ascoltarli. A 15 miglia da Lampedusa – proseguono – i passeggeri della Sea Watch 3 non hanno questa stessa opportunità, guardando le luci dell’isola e aspettando di conoscere il proprio destino. L’Europa e l’Italia continuano a negare loro il permesso di toccare terra“.

L’appello dell’Oim

Anche l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha lanciato un appello per l’assegnazione di un porto di sbarco sicuro. “La situazione nel paese resta ancora estremamente pericolosa a causa dei violenti scontri militari che anche in questi giorni stanno continuando. Si tratta di un contesto drammatico – ha fatto sapere il direttore dell’ufficio coordinamento Oim del Mediterraneo, Federico Soda -. E’ necessario sottolineare poi, come i migranti, dopo lo sbarco sulle coste libiche, sono invitati in centri di detenzione le cui condizioni sono inaccettabili e disumane. E’ impossibile garantire la protezione dei diritti dei migranti trasferiti in questi centri”.