Lisa Pendezza Un’inchiesta della Polizia di Catania, su delega della locale Procura della Repubblica, ha prati alla luce una serie di reati di cui si sono macchiati i vertici dell’Università locale. Tra le accuse di cui gli indagati dovranno rispondere ci sono quella di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Nel mirino delle forze dell’ordine siciliane, che hanno eseguito un’ordinanza applicativa della Procura, c’è anche il rettore dell’ateneo, Francesco Basile. Nei suoi confronti è scattata una misura interdittiva della sospensione all’esercizio in un pubblico ufficio. Il medesimo provvedimento ha colpito anche altri nove docenti, tutti con posizioni di prestigio all’interno dei diversi dipartimenti. La polizia sta inoltre eseguendo perquisizioni nei confronti di altri 41 indagati.
Le università coinvolte
I 40 professori indagati per coinvolgimento nei concorsi truccati non appartengono solo all’università di Catania, ma anche a quelle di diversi altri atenei sparsi in tutta Italia. L’inchiesta spazia da Nord a Sud: Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Milano, Messina, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Verona e Venezia. Secondo quanto emerso dall’operazione “Università Bandita”, sarebbero almeno 27 i concorsi avvenuti con illeciti. Di questi, sono 17 quelli per professore ordinario, 4 per professore associato e 6 per ricercatore. La Procura ha convocato una conferenza stampa prevista per le ore 10 di venerdì 28 giugno, al fine di rilasciare ulteriori dettagli sull’indagine.
I professori sospesi
I nomi dei docenti catanesi sospesi sono stati resi noti da Repubblica. Si tratta del professor Giuseppe Sessa, presidente del coordinamento della Facoltà di Medicina; Giancarlo Magnano di San Lio, ex direttore del dipartimento di Scienze umanistiche, nonché attuale co-rettore. Ma anche l’ex rettore, Francesco Pignataro; Filippo Drago, direttore del dipartimento BIOMETEC; Carmelo Monaco, docente di Agraria.
