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Omicidio Ismaele Lulli, Cassazione conferma ergastolo per i 2 imputati

Ismaele Lulli

Si chiude la vicenda giudiziaria attorno al brutale omicidio del 17enne Ismaele Lulli, quasi decapitato perché considerato un rivale in amore.

“Era un ragazzo come me, vorrei chiedere perdono per ciò che ho fatto” aveva dichiarato durante il primo interrogatorio davanti al gip Igli Meta, il ventenne che nel luglio 2015 ha ucciso Ismaele Lulli. Il 17enne di Sant’Angelo in Vado (Pesaro Urbino) è stato barbaramente sgozzato, perché considerato un rivale in amore. Complice del delitto il 19enne Mario Mema. Dopo quattro anni la Cassazione mette la parola fine a questa drammatica vicenda.

L’omicidio

Ismaele però “non aveva altre colpe se non di conoscere altre persone che andavano negli stessi posti”, spiegò invece il colonnello Antonio Sommese che diresse le indagini. Dopo l’arresto Igli Meta, che per gli inquirenti stava progettando la fuga, ha cercato di spiegare tramite i suoi legali che aveva attirato il 17 “solo per dargli una lezione, per un motivo passionale” ma che poi “la situazione gli è sfuggita di mano“.

La dinamica di quanto accaduto in località San Martino in Selva Nera però è stata particolarmente cruenta. Lulli accettò un passaggio dai due giovani di origine albanese per andare a fare insieme un bagno al fiume. Quando giunto sul posto, però, il 17enne è stato legato con il nastro adesivo e colpito alla gola con un coltello sotto ad una croce di ferro. Un unico colpo, che l’ha quasi decapitato. Dopo aver gettato il corpo di Ismaele in un dirupo, i due si sono tuffati in acqua, probabilmente per lavarsi da dosso gli schizzi di sangue.

La sentenza finale

Dopo quattro anni la Cassazione mette la parola fine a questa drammatica vicenda. La corte ha infatti ha confermato la condanna all’ergastolo per Igli Meta e Marjo Mema, riconosciuti responsabili di concorso in omicidio volontario, non premeditato ma aggravato da crudeltà e sevizie.