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Sea Watch, Carola Rackete ringrazia gli avvocati e gli italiani

Carola Rackete ringrazia

La capitana ha affidato le sue prime dichiarazioni dopo la scarcerazione alla portavoce della Ong tedesca, Giorgia Linardi.

Le prime dichiarazioni rilasciate da Carola Rackete dopo la sua liberazione sono di ringraziamento nei confronti dei legali che l’hanno assistita e di rassicurazione verso l’equipaggio della Sea Watch con cui ha condiviso giorni di grande tensione al largo di Lampedusa. La portavoce della Ong tedesca, Giorgia Linardi, nel corso di una conferenza stampa ha riferito le volontà della capitana: “Mi ha detto di ringraziare i legali per il lavoro fatto insieme, perché Carola ha usato il tempo dell’isolamento per ricostruire l’accaduto”. La comandante avrebbe anche scherzato con il gip che, dopo la decisione della sua liberazione, le avrebbe chiesto “se non era il caso di migrare in Australia a occuparsi di Albatros“.

Le parole della portavoce

La capitana è al centro non solo della cronaca ma anche della discussione politica in Italia e in gran parte d’Europa. Ma, assicura Linardi, “ancora non si rende conto della risonanza che la vicenda ha avuto perché ha trascorso tre giorni di isolamento“. Oggi Carola Rackete “sta bene ed è ancora in Italia, ma non è detto che vi si trovi nelle prossime ore o giorni”. Tuttavia, la Procura ha stabilito che la comandante dovrà restare nel nostro Paese fino al 9 luglio, quando sarà chiamata a rispondere dell’accusa di favoreggiamento dell’indicazione clandestina in un interrogatorio.

“Italia ridicola”

La portavoce della Sea Watch non ha nascosto la propria delusione davanti alla gestione della questione Carola da parte del governo gialloverde. “Che una nave umanitaria venga considerata la più urgente minaccia all’ordine pubblico rende ridicolo il Paese”, ha dichiarato. “L’ordinanza di ieri [di scarcerazione, ndr] ristabilisce ordine sulla gerarchia delle norme e restituisce dignità al Paese”. Altrettanto duro il giudizio su Matteo Salvini: “Prendiamo atto che è una persona che ci insulta dalla mattina alla sera, invece che ottemperare ai suoi compiti. Nessuno può chiamarci vicescafisti o quant’altro senza avere prova e non dire una parola quando una donna viene insultata e le viene augurato di essere stuprata“.