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Le ong sono pronte per "tornare nel Mediterraneo per salvare vite"

sea watch

Dopo aver disertato l'audizione in commissione sul decreto sicurezza bis, le organizzazioni si dichiarano pronte per tornare in mare.

Le ong traggono forza dal caso Sea Watch e rilanciano: “Agiremo ancora come ha fatto la Sea Watch, seguendo la legge del mare”. Il giorno seguente alla mancata convalida di arresto per Carola Rackete le navi ong raccolgono forza e coraggio e si dicono pronte per “tornare nel Mediterraneo per salvare vite”. Sul rilascio della comandante tedesca si esprimono così: “L’ordinanza del Gip restituisce dignità all’Italia, raccoglie, racconta e spiega in maniera sintetica ciò che non succede a livello governativo”. Inoltre, il primo passo verso l’opposizione delle decisioni del Viminale è stato disertare l’incontro in commissioni riunite. A Montecitorio doveva svolgersi la riflessione sul decreto sicurezza bis insieme alle ong con le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali. Appuntamento saltato.

L’esempio della Sea Watch

Le navi delle Organizzazioni non governative intendono seguire il percorso tracciato da Carola Rackete sul caso Sea Watch. La decisione di disertare l’audizione, infatti, è stata presa in solidarietà nei confronti di Sea Watch. Inoltre, in una conferenza congiunta, Mediterranea, Antigone, Sea Watch, Opern Arms, Amnesty e Medici senza Frontiere spiegano le loro ragioni: “Quel gesto dimostra un vizio di chi è al governo di considerare il Parlamento come se fosse casa propria, ascoltando solo chi si vuole”.

Dalla commissione Giustizia della Camera, invece, il presidente risponde: “Una scelta di cui abbiamo preso atto, ma si tratta di una autoesclusione non comprensibile“. Francesca Businarolo, prosegue dicendo: “Avevo ritenuto di dare seguito alle richieste avanzate da due gruppi parlamentari escludendo la Sea Watch dalle audizioni. Quel caso ha assunto una sensibilità mediatica tale da sovrapporre le finalità del confronto”. L’unica ong presente all’audizione è l’associazione Papa Giovanni XXIII. La portavoce, infatti, rivela: “Ci teniamo a portare il nostro pensiero, anche in un dialogo con le istituzioni parlamentari”.

Ong contro il Viminale

Le ong sono pronte ad agire seguendo il comportamento tenuto dalla Sea Watch: “Faremo quello che è previsto dalle normative che ci obbligano a comportarci in un certo modo, come ha fatto la Sea Watch. E’ così che abbiamo fatto e così faremo. Se Salvini salisse sulla nostra nave e non tendesse la mano ai naufraghi che stanno per annegare, sarebbe un mostro. Siamo stanchi di essere insultati da lui”.