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Domatore ucciso dalle tigri, come è potuto accadere? Parla l'etologo

ettore weber

Secondo l'etologo Roberto Marchesini le tigri, nascendo in cattività e seppur addomesticate, rimangono animali selvatici con istinti predatori.

Nella serata di giovedì 4 luglio ha destato scalpore la morte del domatori di tigri del circo Orfei. Ettore Weber, 61 anni, era considerato uno dei migliori domatori in Italia, ma nonostante ciò è stato aggredito da una delle quattro tigri che era solito addestrare. Il personale è intervenuto tempestivamente per soccorrere il domatore, tuttavia non ci sono state possibilità di salvarlo. Infatti, le ferite di Ettore lo hanno portato al decesso avvenuto poco dopo in ospedale. Ma che cosa può aver spinto i felini ad attaccare l’addestratore? L’etologo Roberto Marchesini ha chiarito alcune delle possibili cause al Corriere delle Sera.

Il parere dell’etologo

L’etologia è la disciplina che studia i comportamenti degli animali e dell’uomo seguendo alcuni criteri fissati anche dalla biologia. Roberto Marchesini, analizzando l’incidente di Ettore Weber ha spiegato: “Le tigri, ma anche i leoni, i leopardi e in generale tutti i componenti della grande famiglia dei felini, hanno un istinto predatorio fortissimo. Le tigri non hanno avuto nessun processo storico di addomesticazione e non hanno quindi assorbito, a livello genetico, la vicinanza con l’uomo”. Questo tipo di felini, inoltre, nascono in cattività e vengono addomesticate dall’uomo. Tuttavia, le probabilità di un attacco “diminuiscono, ma non si annullano. Dobbiamo ricordare che non sono animali domestici, restano selvatici anche se ammansiti”.

Le cause dell’attacco

I motivi che potrebbero aver spinto la tigre all’attacco sono vari e diversi. Inoltre, un movimento troppo complesso da eseguire potrebbe aver incattivito i felini. Marchesini prosegue chiarendo che “quando una tigre attacca, le altre la seguono per osmosi. E a quel punto, davanti non a una ma a più tigri insieme, un domatore da solo non ha alcuna possibilità”.