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Restituisce la medaglia: superstite di Nassiriya dovrà pagare il conio

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Pietro Sini restituì la medaglia al valor militare nel 2018, per protesta contro il mancato riconoscimento della sua invalidità da parte dello Stato.

Ha del beffardo la vicenda capitata lo scorso 4 luglio a Pietro Sini, 55enne militare in congedo di Porto Torres, in provincia di Sassari. La procura di Sassari ha infatti convocato Sini per notificargli un atto in cui gli si chiede il pagamento di 1.458 euro, cioè l’ammontare delle spese di coniazione della medaglia d’oro al valor militare che Sini ricevette dall’allora Presidente Giorgio Napolitano. L’uomo infatti è uno dei sopravvissuti all’attentato di Nassiriya, che il 12 novembre 2003 causò la morte di 19 cittadini italiani, tra cui 5 membri dell’esercito e 12 carabinieri.

La restituzione della medaglia

La medaglia ricevuta in quanto vittima del terrorismo Sini l’aveva però restituita lo scorso 12 novembre 2018, nell’anniversario dell’attentato. Un gesto, il suo, fatto per protestare contro il mancato riconoscimento da parte dello Stato dell’invalidità del 25% con cui convive dal giorno in cui sopravvisse alla strage.

Secondo l’ex appuntato dei Carabinieri, la notifica della Prefettura giunta l’altro giorno sarebbe direttamente collegabile alla restituzione della medaglia da lui fatta lo scorso anno. Una forma di punizione quindi, come afferma lo stesso Sini in un video postato sul suo profilo Facebook: “È una cosa assurda, sono stato io stesso, a mie spese, a restituire la medaglia al comando generale dell’Arma, portandola fino a Roma. Sono sicuro che questa sia una presa di posizione contro di me, perché ho affrontato lo Stato pubblicamente”.

Lo sconforto dell’uomo

Intervistato dai giornalisti dell’Ansa, il militare in congedo racconta di come non abbia ricevuto una sola manifestazione di solidarietà da parte delle istituzioni a seguito di questa vicenda: “Dal giorno di quel gesto [la restituzione della medaglia ndr] nessuno mi ha mai chiamato per parlarmi, per chiedere il motivo della mia decisione. In compenso hanno voluto la mia presenza alle cerimonie e alle commemorazioni: ‘la mia figura è importante per tutti’, mi dicevano”.

Una triste storia che lascia Sini sempre più amareggiato, dopo aver dato tutto a quello Stato che credeva lo avrebbe ricambiato: “Quando questa mattina ho chiamato mia moglie per raccontare cosa era accaduto, mi ha chiesto se stessi scherzando: purtroppo no, questo non è uno scherzo”.