Lisa Pendezza “La verità non deve mai venire fuori, ci facciamo cinquant’anni di carcere”. A pronunciare queste parole, durante la sua permanenza al commissariato di Nocera Inferiore, è Giuseppe Passariello, il padre della piccola Jolanda. Insieme a Immacolata Monti, è indagato per omicidio volontario aggravato. Il dialogo tra i genitori della bambina, avvenuto quando i due sono stati lasciati soli alla stazione di polizia e intercettato dagli inquirenti, svela nuovi dettagli su quanto accaduto in quella tragica notte tra il 21 e il 22 giugno, a Sant’Egidio del Monte Albino.
Le parole dei genitori
“L’omicidio lo abbiamo fatto. Non apriamo bocca o andiamo in galera”, è la drammatica ammissione di Passariello. L’uomo ha inoltre fatto riferimento a un cuscino, di cui vorrebbe essersi liberato (“il cuscino lo dovevo buttare“) e che, presumibilmente, ha avuto un ruolo chiave nel decesso della bimba.
Nell’ordinanza di custodia cautelare redatta dal gip che si occupa delle indagini si legge: “Gli indagati, dopo aver incontrato la madre di Passariello, restano da soli nella stanza. In particolare il Passariello si premura di capire se la Monti abbia dichiarato quanto concordato. Frasi che, pronunciate a poche ore dalla morte di Jolanda, anche per tal motivo difficilmente si prestano a qualsivoglia lettura alternativa”. Gli elementi raccolti dalle indagini preliminari indicano i genitori della bambina quali unici sospettati. Gli inquirenti non escludono che l’omicidio sia stato realizzato “per motivi futili, consistiti nella mancata accettazione della circostanza che la figlia fosse femmina“. Proprio per questo, sospetta la polizia, il padre la avrebbe ripetutamente maltrattata, provocandole le lesioni che il medico legale ha riscontrato sul suo corpo senza vita.
