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Caso Uva, Cassazione assolve poliziotti e carabinieri

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Sei poliziotti e due carabinieri sono stati assolti dalla Cassazione per la morte di Giuseppe Uva.

La Cassazione ha confermato la decisione di assolvere sei poliziotti e due carabinieri per la morte di Giuseppe Uva. L’operaio aveva perso la vita in ospedale a Varese nel giugno del 2008, dopo essersi recato in caserma per un controllo. Gli imputati erano già stati assolti dall’accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona in primo grado e in Appello.

L’assoluzione dei poliziotti

Il ricorso era stato presentato dalle parti civili e dalla Procura di Milano, che aveva richiesto una condanna fino a tredici anni di reclusione per i poliziotti e i carabinieri. Anche il Pg della Cassazione Tomaso Epidendio nella sua richiesta di condanna aveva ritenuto necessario che si riaprisse il processo. Per gli avvocati Fabio Schembri e Luigi Marsico, difensori di alcuni imputati, è stata una sorpresa “che il Procuratore generale chiedesse l’annullamento della sentenza di assoluzione. La vicenda è comunque chiusa ed è stato stabilito che carabinieri e poliziotti agirono rispettando le regole del nostro ordinamento”. Secondo il Pg di Milano Gaballo, gli imputati sarebbe stati responsabili della morte di Uva, tuttavia i magistrati di secondo grado avevano scritto che è impossibile collegare tra il comportamento degli agenti e carabinieri con la morte dell’operaio.

La morte di Uva

Secondo le indagini, due carabinieri fermarono Giuseppe Uva a Varese, in Via Dandolo in pieno centro, nella notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 mentre stava spostando insieme ad un amico alcune transenne di un cantiere e rovesciando cassonetti. Lo tennero per alcune ore in caserma, e l’amico che era con lui, Alberto Bigioggero, ha dichiarato che Uva fu vittima di un pestaggio e poi venne portato in ospedale a Circolo, dove morì la mattina successiva a causa di un arresto cardiaco. Nel ricorso in Cassazione il Pg di Milano ha sostenuto che la Corte d’Assise d’Appello avrebbe sbagliato a interpretare l’accaduto e avrebbe “erroneamente ritenuto che la privazione della libertà di Uva potesse essere legittimata dal dovere di impedire che i reati venissero portati a compimento”. Il 31 maggio del 2018 la Corte d’Assise d’appello di Milano aveva assolto tutti gli imputati, tra cui i due carabinieri che non avevano avuto l’annullamento della pena in primo grado.