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Napoli, ristorante subisce ennesimo furto: "chiuso per camorra"

ristorante Napoli

Il locale è stato vittima di un'altra serie di raid in seguito a quello che portò i titolari alla chiusura.

“Chiuso per camorra”: è il messaggio che recitava lo striscione appeso nel 2009 davanti al ristorante “Ciro a Mare” di Portici in seguito a un raid incendiario che costrinse i proprietari alla chiusura. Dopo anni, il locale è stato nuovamente bersaglio di un raid da parte dei soliti ignoti, che hanno trafugato quello che ancora poteva essere portato via dall’interno dell’edificio. L’episodio (l’ultimo di molti analoghi) ha sconvolto la comunità locale. “Le istituzioni devono affiancare e supportare questi imprenditori che, con grande coraggio, stanno tentando di riaprire un locale che rappresenta in maniera calzante la metastasi della camorra, un giogo che limita lo sviluppo economico del territorio e mortifica gli sforzi delle persone oneste” ha dichiarato affranto il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli.

I raid

La frequenza dei colpi dei quali è stato vittima il ristorante campano è praticamente ciclica: 31 maggio, 18 giugno e 10 luglio. Una cadenza di poco meno di venti giorni tra un raid e l’altro, che ha visto un numero esorbitante di merci sparire dal ristorante. Nell’ultimo colpo, come ha dichiarato uno dei titolari, Raffaele Rossi, sono stati portati via undici tavoli d’acciaio, quattro cappe di aspirazione, oggetti di vario tipo e perfino un gommone parcheggiato all’esterno dell’ospedale.

La notizia è stata commentata, tra gli altri, da Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi. Borrelli ha spiegato che, secondo la sua opinione, la situazione corrente rappresenterebbe “un accanimento della criminalità contro un locale che, nel 2009, fu dato alle fiamme dalla camorra. Ora, con tanti sacrifici, i gestori stanno procedendo alla ristrutturazione volta alla riapertura ma sono costretti a fare i conti con i continui furti. Tengano duro contro la prepotenza criminale, noi restiamo al loro fianco”.