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Minacce a Matteo Salvini, il post dell'ex terrorista

enrico galmozzi

Insulti e minacce da parte di Enrico Galmozzi. Salvini: "Terrorista rosso, condannato per omicidio, mi insulta e mi minaccia. Strano Paese l'Italia".

L’ex terrorista rosso Enrico Galmozzi, fondatore dell’organizzazione armata di estrema sinistra “Prima Linea” si sarebbe lasciato andare ad alcune minacce nei confronti di Matteo Salvini. “Giù la testa co…..e. Non fare il cinema che ti va di c..o. Una volta invece di spedirli li consegnavamo di persona“. Il riferimento di queste parole è chiaramente al plico postale indirizzato a Salvini che conteneva un proiettile ed è stato intercettato prima che fosse consegnato al destinatario. “Oltre 100 minacce di violenza e di morte contro di me da quando sono ministro. Evidentemente le parole di odio di certa sinistra convincono certe menti malate, ma sicuramente non mi fanno paura. Anzi, mi danno ancora più forza e voglia di combattere criminali di ogni genere” aveva commentato il vicepremier.

Minacce a Salvini, il post

Enrico Galmozzi ha affidato le sue parole ad un post su Facebook che è stato poi ripostato dallo stesso ministro dell’Interno, che a didascalia ha scritto: “Terrorista rosso, condannato per omicidio, oggi mi insulta e minaccia. Strano Paese l’Italia“. Non è però la prima volta che Galmozzi finisce alla ribalta per i suoi post di sbeffeggiamento. Era già capitato, ad esempio, con le vittime del terrorismo.

L’elogio a Battisti

In precedenza, Galmozzi aveva postato sul proprio profilo Facebook un lungo post di elogio nei confronti di Cesare Battisti, che aveva scatenato le ire dei parenti delle vittime del terrorismo. “Il personaggio Cesare Battisti è stato costruito dalla stampa che non solo ne ha fatto un mostro sotto il profilo criminale, ma ne ha costruito anche un’immagine antipatica – scriveva -. Dal momento che nessuno di coloro che ne parlano lo ha mai conosciuto personalmente, l’antipatia deriva dalle descrizioni delle sue frequentazioni vip e radical chc e dai suoi bagni alla spiaggia di Copacabana. Vi assicuro che i suoi 35 anni di latitanza non sono stati tutti rose e fiori”. “Possono parlare sempre di terroristi, ma non di vittime” avevano controbattuto indignati i familiari di coloro che hanno perso la vita a causa di azioni terroristiche.