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Carola Rackete: "L'Europa accolga i migranti climatici dall'Africa"

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L'appello della capitana della Sea Watch affinché l'Europa accolga i migranti in fuga dall'Africa a causa dei cambiamenti climatici.

L’Europa ha il dovere di accogliere i migranti che fuggono dai Paesi africani. A dirlo è, ancora una volta, Carola Rackete. In un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, la capitana della Sea Watch ha spiegato i motivi per cui il vecchio continente non può tirarsi indietro davanti alle necessità degli immigrati. Tra questi c’è anche il “cambiamento climatico” che causa “rifugiati climatici, che dobbiamo naturalmente assorbire”. “Siamo alle comiche“, è la replica di Matteo Salvini.

Carola Rackete: “L’Europa accolga i migranti”

I cambiamenti nel clima hanno un forte impatto sulla vita dei migranti, ha continuato Carola Rackete. Tra le prime conseguenze significative per la sopravvivenza c’è la diversa disponibilità di prodotti alimentari negli Stati interessati da modifiche climatiche, ma anche dall’azione delle grandi potenze del primo mondo. “In alcuni Paesi africani, per colpa dei Paesi industrializzati in Europa, la base nutrizionale viene distrutta“, ha spiegato la capitana. Per questo “abbiamo una responsabilità storica per le circostanze, fin dall’era coloniale. L’Europa sta sfruttando l’Africa ed ecco la spirale che porta alla fuga”. I migranti “non possono più vivere nei loro Paesi a causa della povertà o della condizione climatica”.

La capitana è certa che “l’asilo non conosce limiti. Al momento stiamo parlando di numeri molto piccoli, ma la situazione si sta facendo più difficile”.

Carola sui profughi dalla Libia

Un’attenzione particolare, ha dichiarato Carola Rackete sempre dalle pagine del Bild, deve essere riservata ai migranti in fuga dalla Libia. “I profughi che si trovano in Libia devono immediatamente essere trasferiti in un Paese sicuro“, ha commentato la comandante. “Ci sono mezzo milione di persone nelle mani dei contrabbandieri o dei campi profughi della Libia, dobbiamo farli uscire. Devono essere immediatamente aiutati per avere un passaggio verso l’Europa. Il numero di persone che abbiamo preso è ancora basso rispetto a quelle accolte in Libano, Giordania o in altri Paesi africani”.