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Andrea Camilleri: i figli, la moglie e l'importanza della famiglia

andrea camilleri

Andrea Camilleri conobbe la moglie Rosetta all'Accademia dell'arte drammatica di Roma: dalla loro unione sono nati tre figli.

Andrea Camilleri, padre del Commissario Montalbano, ha perso la vita a 93 anni. Un grande scrittore e intellettuale, ma anche sceneggiatore, scrittore, drammaturgo, regista e docente. La scomparsa di Andrea Camilleri getta nello sconforto la famiglia, i figli e la moglie. Vediamo come lo scrittore aveva incontrato l’amore della sua vita e come si comportava con le figlie e i nipoti.

Andrea Camilleri, i figli e la moglie

Il grande scrittore conosciuto a livello internazionale, Andrea Camilleri è morto all’età 93 anni, dopo il ricovero del 17 giugno scorso in seguito a un arresto cardiaco. A diffondere la notizia è stata l’Asl 1 di Roma. La sua vita, caratterizzata dall’amore per la letteratura, lo ha portato nel 1949 all’Accademia dell’Arte drammatica di Rom. Proprio in questo contesto ha conosciuto la donna che avrebbe sposato qualche anno dopo. Rosetta, infatti, sarà l’amore della sua vita e la coppia darà alla luce tra figli. Camilleri spesso raccontato di essere “un uomo fortunato”. Inoltre, diceva: “se il mio matrimonio è durato tanto ciò è dovuto principalmente all’intelligenza, alla comprensione e alla pazienza di Rosetta. Il nostro rapporto non è mai stato alterato da nessun evento esterno. Rosetta è stata la spina dorsale della mia esistenza e continua a esserlo”.

Le nozze e l’arrivo delle figlie

Nel 1957 Andrea Camilleri sposa Rosetta Dello Siesto e dalla loro unione nasceranno Andreina, Elisabetta e Mariolina. Le tre figlie, inoltre, hanno regalato quattro nipoti e un pronipote al padre di Montalbano. La scrittura e la sua immensa passione per la letteratura spesso lo hanno allontanato dalla famiglia e dalle figlie. Però, qualche tempo fa, Camilleri aveva raccontato: “Sono stato un buon nonno. Tanto buon nonno che le figlie non mi hanno negato qualche scenata di gelosia. I miei nipoti, fin da piccolissimi, hanno avuto libero accesso al mio studio dove potevano giocare senza che minimamente mi disturbassero, anzi mi piaceva sentirli vivere e liberare la loro energia dentro la mia stanza, un’energia contagiosa che mi faceva scrivere meglio”. I suoi nipoti erano bambini fortunati perché “potevano salire sul tavolo o, come succedeva più spesso, starsene a giocare sotto la scrivania interrompendomi continuamente, non battevo ciglio, non mi davano nessun disturbo”. Forse per questo motivo la moglie Rosetta “un giorno mi disse: Tu non sei uno scrittore, sei un corrispondente di guerra“.