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FaceApp, l'invecchiamento di Anna Frank indigna il web

annafrank

L'utilizzo di FaceApp sta tornando in tendenza. E con questo, anche i molteplici usi errati che si possono fare con l'applicazione.

FaceApp è un’applicazione che sta rivivendo un secondo momento di gloria. Il selfie “invecchiato” ha invaso letteralmente il mondo dei social. Questa volta, dopo la campagna di Taffo, a far polemica è il discutibile utilizzo dell’applicazione per fare black humor. A tal proposito, sono comparse infatti alcune foto che ritraggono Anna Frank.

Anna Frank

La modalità del selfie “invecchiato” è una proiezione temporale. Per essere più chiari, una volta inserita la propria fotografia nell’applicazione, viene trasformata nella versione anziana. Questa funzione, purtroppo, è stata utilizzata da alcuni gruppi chiusi per creare meme di poco gusto. Uno di questi è quello su Anna Frank. L’evoluzione di persone scomparse in tenera età è tutt’altro che divertente. Anzi, lascia riflettere su quanto ogni strumento mediatico ormai è in grado di poter far male. Nessun buon senso dietro ad un gesto del genere, solo poco cervello.

Faceapp e la privacy

La società che lavora dietro FaceApp si chiama Wireless Lab ed il suo CEO Yaroslav Goncharov, un ex manager di Yandex, il principale motore di ricerca e portale della Russia. L’applicazione chiede l’autorizzazione per poter accedere alle foto sul proprio smartphone, per poterle modificare applicando i vari filtri, compreso quello per invecchiarsi. È un sistema comune a moltissime applicazioni, ma FaceApp non rende esplicito che i dati delle foto scelte per le modifiche saranno raccolti dai suoi sistemi e che saranno trasferiti sui loro server, in Russia.