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Maltrattamenti a una bimba di tre anni: arrestati i genitori e la zia

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Erano continui i maltrattamenti che subiva la bimba: pizzicotti, tentativi di soffocamento, capelli strappati... L'incubo finalmente è finito.

Una giovane zia di 30 anni è finita in manette dopo aver torturato e picchiato la nipotina di tre anni. La piccola subiva maltrattamenti dalla zia anche dal letto dell’ospedale. Inoltre, i genitori della bimba erano stati precedentemente arrestati lo scorso giugno. Il Nucleo Tutela Donne e Minori della Polizia Locale, infatti, è riuscito a incastrare la zia e a porre fine all’incubo della piccola. La 30enne egiziana stava per partire per l’Egitto con un bagaglio di 200 chili: l’obbiettivo era quello di sparire per sempre.

I maltrattamenti della zia

Una zia egiziana di 30 anni collaborava con i genitori della nipotina di tre e contribuiva ai maltrattamenti. La piccola, infatti, era ricoverata al Fatebenefratelli di Milano con diverse ferite. La donna contattava periodicamente il padre e gli spiegava le sue torture alla bimba: pizzicotti, tentativi di soffocamento, capelli strappati sono solo alcuni esempi. L’egiziana costringeva la bimba a vomitare e poi immaginava di avvelenarla. Tuttavia, la 30enne era ignara delle indagini in corso sul suo conto: i ghisa, infatti, la stavano tenendo d’occhio da tempo. Infine, a porre fine al dramma è stato il Nucleo Tutela Donne e Minori della Polizia Locale. Grazie all’arresto avvenuto lo scorso 11 luglio, la donna non è potuta scomparire dall’Italia. Infatti è stato trovato un bagaglio di 200 chili pronto per essere imbarcato per l’Egitto.

L’arresto dei genitori

Nel mese di giugno anche i genitori della piccola di tre anni, entrambi 29enni, erano stati arrestati con le stesse accuse di maltrattamenti. Il piano di fuga, inoltre, era lo stesso: sparire viaggiando in Egitto. I poliziotti si erano insospettiti già dal 17 maggio, quando la bimba si è presentata in ospedale con una frattura scomposta al braccio con calcificazione ossea. Inoltre, gli esami effettuati dai medici avevano riscontrato altre fratture multiple che i genitori non hanno saputo giustificare. Infine, a incastrare i genitori erano le telefonate in cui la madre diceva al marito: “Sono stanca, mi conosci, annegherò lei e la picchierò di continuo. Faccio finta di darle da mangiare, ma la pizzico”. O ancora: “Odio mia figlia e ho un rifiuto per lei”. Poi: “Metto il veleno dentro il suo mangiare. Ho fatto cose bruttissime che non puoi immaginare alla scimmia”.