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Roma, tenta di uccidere la figlia in ospedale: arrestata

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Dopo gli esami di routine si è scoperto che alla piccola era stato iniettato un farmaco antiepilettico in dose 7 volte superiore alla norma.

Al Policlinico Umberto I di Roma, una donna di trent’anni ha cercato di uccidere sua figlia. La bimba è affetta da una malattia genetica rara. La madre ha approfittato dell’assenza dei medici per iniettarle un farmaco antiepilettico in quantità decisamente elevate.

Roma tenta di uccidere la figlia

L’8 Maggio del 2019, una donna di trent’anni avrebbe tentato di uccidere sua figlia con un’iniezione di farmaci direttamente in ospedale. Ad accorgersene gli infermieri del reparto dove era ricoverata la bimba. La piccola soffriva di una malattia genetica rara ed era costantemente tenuta sotto controllo da alcune telecamere. Approfittando dell’assenza dei medici la madre, ha infilato le mani sotto la coperta dove giaceva sua figlia. Pochissimo tempo dopo, la piccola ha iniziato ad avere fortissimi spasmi.

L’intervento tempestivo dei medici ha fatto sì che la bimba si salvasse. Per terra però, sono state trovate alcune siringhe vuote.

Dopo gli esami di routine si è scoperto che alla piccola era stato iniettato un farmaco antiepilettico in quantità sette volte superiore alla norma.

La difesa della madre

Per la donna di 30 anni, sono scattate le manette. In sua difesa ha deciso di rispondere alle accuse, giustificando il suo movimento sotto il lenzuolo come un tentativo di coccolare la figlia.

Inoltre la 30enne soffrirebbe della sindrome di Münchhausen, un disturbo che spinge a simulare malattie per attirare l’attenzione su di sé. I due avvocati della donna hanno chiesto e ottenuto che si svolgaun incidente probatorio per verificare se sia effettivamente affetta dalla sindrome.

La donna ora si trova rinchiusa nel carcere di Rebibbia dall’inizio di Luglio 2019.