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Sfruttamento, in aumento il numero dei minorenni: il dato

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In Italia sono più di 1600 le vittime di sfruttamento accertate. Nella maggior parte dei casi si tratta di bambine e minori.

È agghiacciante il dato diffuso da Save The Children relativo allo sfruttamento sessuale. Le vittime sono reclutate in Nigeria, Romania, Bulgaria e Albania e per la maggior parte si tratta di giovani donne ancora minorenni. La ricerca di Save The Children, “Piccoli schiavi invisibili 2019” si concentra in particolare sui numeri aggiornati della tratta e dello sfruttamento di minori in Italia e in Europa, puntando in particolare sullo sfruttamento sessuale. Save The Children fa dunque sapere che , delle 20.500 vittime registrate nell’Unione, il 56% dei casi riguarda lo sfruttamento a sfondo sessuale, mentre il 26% quello lavorativo. Una vittima su 4 risulterebbe avere meno di 18 anni e in due casi su tre si tratta di donne.

Sfruttamento, l’indagine

“Un fenomeno di questa gravità e di queste proporzioni necessita di un intervento nazionale coordinato tra tutti gli attori – ha detto Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save The Children -, in grado di garantire gli standard necessari ad una vera e propria azione di prevenzione, che deve scattare con tempestività appena le potenziali vittime entrano nel nostro Paese, e deve anche fornire i mezzi più efficaci per promuovere la fuoriuscita delle vittime e il loro percorso di integrazione”.

La situazione in Italia

Se si restringe il campo alla sola Italia, le vittime accertate sono 1.660, con un numero sempre maggiore di minorenni coinvolti (dal 9 al 13% in un anno). A colpire, in particolare, sono la sempre più giovane età e la tendenza allo sfruttamento di tipo sessuale. Le ragazze nigeriane, infatti, giungono in Italia con un lungo viaggio attraverso la Libia, e sono costrette a mettersi a lavorare per restituire il debito di viaggio, alla “maman”, la figura femminile che gestisce il loro sfruttamento. Guadagnano dai 10 ai 20 euro a prestazione, per un totale giornaliero che va dai 300 ai 700 euro. Buona parte dei soldi però vengono subito reimpiegati nelle spese per vivere, cosa che le lascia con un guadagno misero se non inesistente. “Un sistema così forte e spietato nei confronti di ragazze quasi bambini e giovani donne, rende necessario incentivare e rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito, al fine di rafforzare la lotta alla tratta in quanto crimine internazionale e transnazionale – afferma Antonella Inverno, responsabile Politiche per l’Infanzia di Save The Children -. In Italia occorre intensificare l’azione congiunta sulla base di un approccio multi-agenzia che coinvolga tutti gli attori territoriali interessati”.