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Carabiniere ucciso, il padre di Elder: "Mio figlio è una brava persona"

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Un omicidio carico ancora di dubbi sulla morte di Cerciello, che secondo l'americano non si sarebbe mai presentato come carabiniere.

“E’ un bravo ragazzo“, arrivano le dichiarazioni del padre del giovane americano colpevole dell’omicidio del carabiniere Cerciello. L’uomo ha poi continuato affermando ai microfoni della CNN: “Voglio farlo sapere a tutto il mondo”. Ma dalle confessioni del figlio giungono delle contraddizioni, che alimentano i dubbi sulla morte del vice brigadiere di Roma, ancora poco chiara.

Le parole del padre di Elder Finnegan Lee

Parla il padre di Elder Finnegan Lee, Ethan, ai microfoni della CNN, ai quali rilascia una forte intervista, non risparmiandosi nulla: “Mio figlio è una brava persona. Voglio farlo sapere a tutto il mondo. E’ un bravo ragazzo”. Arrivano così, a freddo, le parole del genitore del giovane americano reo confesso dell’omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma nella notte di venerdì 26 luglio. Allo stesso tempo l’ordinanza del Gip ha reso pubblico il racconto di Lee, dalla quale però emerge una verità ben diversa, che appare confusa e che sta facendo crescere i dubbi nelle ultime ore sulla morte del 35enne. Ethan, dagli Stati Uniti, parla di “una situazione precaria”, che cozza con quanto hanno udito e trascritto gli inquirenti. La confessione del giovane, piena di contraddizioni, dove prima si accusa dell’omicidio di Cerciello e poi afferma di non sapere che la vittima fosse un carabiniere. “Mentre mi teneva fermo non ha mai estratto la pistola”, le parole riportate dal Gip Chiara Gallo nell’ordinanza di custodia cautelare da lei emessa. Parole che non trovano riscontro però in quelle dell’amico e co-imputato per l’assassinio del vice brigadiere, che smentisce la tesi di Lee secondo la quale Cerciello non si sarebbe mai presentato come carabiniere e che l’americano avrebbe scambiato per un pusher che voleva aggredirlo.

L’ordinanza del Gip

“Elder Finnegan Lee ha ammesso di avere continuato a colpire la persona che lo aveva fermato sino a quando non aveva lasciato la presa sul suo corpo e che, quando aveva cominciato a colpire, l’uomo aveva urlato. L’insieme delle circostanze escludono che Elder non abbia compreso che i due che tentavano di fermarlo fossero dei poliziotti, dall’altro appaiono comunque del tutto incompatibili con i presupposti della legittima difesa, posto che le coltellate al torace sono state sferrate contro un uomo disarmato, che evidentemente già dopo i primi colpi era in difficoltà, in assenza di una vera e propria aggressione e durante il compimento di una azione delittuosa per la cui riuscita Elder Finnegan Lee si era premurato di presentarsi armato di coltello”, questo quanto si legge nell’ordinanza del Gip.