> > Roma, ucciso in un agguato Fabrizio Piscitelli noto come "Diabolik"

Roma, ucciso in un agguato Fabrizio Piscitelli noto come "Diabolik"

agguato diabolik

Fabrizio Piscitelli, conosciuto come Diabolik è stato colpito alla testa con dei colpi di arma da fuoco. Un proiettile gli ha attraversato l'orecchio.

Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come Diabolik, era il famoso capo degli Irriducibili della Lazio. Mercoledì 7 luglio intorno alle 18:50 è morto in un agguato a Roma, nel parco degli Acquedotti, in via Lemonia. A stroncarlo sarebbe stato un colpo alle spalle con un’arma da fuoco. In particolare, secondo quanto si apprende, Diabolik sarebbe morto a causa di un proiettile alla testa che lo ha oltrepassato all’altezza dell’orecchio sinistro. Infine, a sparare sarebbe stato un presunto “corridore”. Gli agenti del commissariato Tuscolano stanno facendo i rilievi per accertare la dinamica dell’agguato a Diabolik. Sul posto erano presenti anche la squadra mobile e la scientifica.

Agguato a Diabolik

Classe 1966, famosissimo per il tifo sfrenato per la Lazio e capo degli Irriducibili. In passato Diabolik era finito in carcere per droga, mentre tre anni fa gli agenti di Roma gli avevano confiscato beni per un ammontare complessivo di due milioni di euro. Nella giornata di mercoledì 7 luglio, purtroppo, Diabolik è rimasto vittima di un agguato mentre si trovava in zona Cinecittà, nel parco degli Acquedotti. Improvvisamente da via Lemonia all’altezza del civico 273, un uomo travestito da corridore avrebbe sparato dei colpi di arma da fuoco contro Fabrizio Piscitelli. Diabolik è stato colpito alla testa e il proiettile gli ha oltrepassato l’orecchio sinistro. Il fratello di Piscitelli ha raggiunto il luogo dell’agguato e facendosi spazio ha urlato: “Voglio vedè mio fratello. Lasciatemi passare”. Infine, la Direzione Distrettuale Antimafia si occuperà del caso, mentre la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine.

Fabrizio Piscitelli

Diabolik aveva numerosi precedenti per droga e ha avuto una lunga militanza nella curva nord del tifo laziale. Nel 2015 venne condannato a 3 anni e 6 mesi per aver tentato la scalata alla Lazio (con lui anche altri 3 ultrà). L’anno successivo, invece, aveva subito un sequestro di beni, tra i quali la villa a Grottaferrata, per il coinvolgimento in un traffico di stupefacenti provenienti dalla Spagna. Ma quest’ultimo provvedimento venne annullato dalla Cassazione. Gli inquirenti, infine, lo hanno descritto come un soggetto “vissuto costantemente all’insegna della prepotenza e della sopraffazione sul prossimo, indifferente ai numerosi provvedimenti di polizia adottati nei suoi confronti”. Piscitelli si è “dedicato al crimine organizzato finanziando numerose importazioni di sostanze stupefacenti”.