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Omicidio a Tavazzano, 29enne ucciso a colpi di pistola per gelosia

omicidio a Tavazzano

Sarebbe la gelosia il movente che ha spinto un uomo a uccidere un 29enne, in provincia di Lodi. Fermato a Milano il cugino della vittima

Amato Di Paola è la vittima dell’omicidio a Tavazzano, in provincia di Lodi. Il 29enne è stato ucciso a colpi di pistola sulla porta di casa. È successo all’alba di domenica 11 agosto 2019. Il presunto killer, mosso probabilmente da motivi di gelosia, è stato fermato a casa della sorella, a Milano. Il colpevole sarebbe il cugino della vittima, Sebastian Ganci, guardia giurata di 40 anni, residente a Tavazzano ma originario di Cerignola.

Il 29enne era arrivato dalla Puglia solo da alcuni giorni. Così pare sia scattato qualcosa tra lui e la 17enne rumena che Ganci frequentava da alcuni mesi. Sarebbe questa la causa dell’ira del cugino 40enne. La giovane è stata ascoltata dai detective, in quanto testimone della tragedia. Intanto i carabinieri della compagnia di Lodi proseguono nelle indagini. Con loro, i colleghi della polizia di Milano, diretti dalle procure di Lodi e da quella del capoluogo lombardo.

Omicidio a Tavazzano, il colpevole

Alle 6.20 in via Giuseppe Di Vittorio, al terzo piano di un’ex palazzina Aler, 3 colpi di arma da fuoco hanno raggiunto il 29enne Amato Di Paola. Due proiettili lo hanno raggiunto all’addome, il terzo lo ha colpito all’altezza della fronte. Gli investigatori, che proseguono con le ricerche del caso, ritengono sia stato il cugino a impugnare la pistola d’ordinanza. Sarebbe la gelosia ad aver spinto l’uomo a compiere il folle gesto.

Il presunto killer è poi fuggito imboccato l’autostrada A1. A bordo della sua auto la 17enne “contesa” tra i due cugini. Stando a quanto reso noto da MilanoToday, all’altezza di Casalpusterlengo la giovane ha chiesto di essere lasciata andare. Lui l’ha abbandonata all’autogrill di Somaglia, poi si è recato a Milano a casa della sorella.

Ha fatto “una cazzata”. Così la sorella del presunto assassino ha contattato il 112. Gli agenti della Questura di Milano hanno trovato Ganci all’interno dell’appartamento. L’uomo, finito in manette, si trovava in stato confusionale. Attualmente dietro le sbarre, su di lui grava l’accusa di omicidio colposo.

Il racconto dei vicini di casa

L’omicidio è stato perpetrato in una palazzina gialla di 5 piani. I vicini non hanno mai nutrito sospetti. Mai sentito urla o rumori che facessero presupporre litigi e discordie familiari.

Unica eccezione l’alba di domenica 11 agosto: “Mi sono svegliata per il forte rumore. Ho aperto la porta e ho guardato tra le scale, ma non ho visto nessuno. Allora sono tornata a dormire, senza chiamare le forze dell’ordine, ho pensato che forse era stato un brutto sogno”. Così racconta una giovane che abita al quarto piano. “Siamo sconvolti per quello che è accaduto. Ganci abitava qui da qualche anno, da quando il padre è morto. È sempre stato schivo e riservato. Ogni tanto veniva a trovarlo la ragazza romena, ma non la conosciamo. Sappiamo che nella sua casa aveva installato delle telecamere e messo un allarme, l’unico ad averlo fatto”. commentano alcuni residenti della palazzina di via Di Vittorio.

Dopo l’omicidio, nella zona sono sopraggiunte diverse pattuglie di carabinieri e polizia, che hanno blindato l’appartamento al primo piano. Così informa Il Giorno. Solo attorno alle 15.30 la salma della giovane vittima è stata portata nella camera mortuaria.

Anche Francesco Morosini, sindaco di Tavazzano, ha commentato il tragico accaduto: “Farò valutazioni su chi effettivamente fosse il beneficiario della casa popolare. Voglio approfondire questo aspetto anche perché è un complesso residenziale dove, mi dicono, vi è un fitto ricambio abitativo. In generale, occorre avere il coraggio di dire che, anche a causa del fatto che noi siamo in una zona di confine con il sud Milano, la situazione non è proprio tranquilla. Le aree di via Di Vittorio e via Rosselli vanno monitorate”.