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Tonno al botulino, 4 intossicati: ritirate 3.400 scatolette

tonno botulino

Ritirate dal mercato europeo migliaia di scatolette di tonno dopo che quattro persone si sono sentite male. Confermata la presenza di botulino.

Il Sistema rapido di allerta europeo alimenti (RASFF) segnala a tutti i paesi dell’Europa che l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e nutrizione (Aesan) ha ritirato dal commercio del tonno in scatola contaminato da botulino. Quattro le persone rimaste intossicate.

Tonno al botulino

L’allerta UE riguarda il tonno in olio di semi di girasole da 900 grammi a marchio DIA (lotto 19/154 023 02587 con data di consumo consigliato del 31 dicembre 2022). La società il 10 agosto 2019 aveva infatti rimosso dagli scaffali 3.420 lattine su base preventiva dopo l’allerta di una possibile contaminazione della tossina botulinica rilevata dalle autorità sanitarie.

Venerdì 30 agosto la DIA ha ricevuto poi conferma della presenza di botulino a seguito dell'”analisi di una singola lattina di un prodotto inscatolato dall’azienda galiziana Frinsa del Noroeste che produce 1,35 milioni di unità all’anno, cioè circa 3.560 al giorno” come riferisce lo Sportello dei Diritti.

Il prodotto, viene ulteriormente spiegato, è stato distribuito agli stabilimenti delle comunità autonome delle Asturie, Castilla y León, Cataluña, Aragón, La Rioja, Murcia, Navarra, Castilla-La Mancha e Valencia, dove le lattine colpite dal richiamo sono state rimosse. Il Sistema rapido di allerta europeo alimenti (RASFF) ha però ritenuto opportuno segnalare il caso tutti i Paesi UE anche se ad oggi l’Italia non è interessata dal richiamo.

Quattro intossicati

In base alle prime informazioni l’allarme è scattato dopo che quattro persone si sono sentite male, dopo aver mangiato un’insalata russa preparata in casa con tonno che si è scoperto essere poi contaminato dalla tossina botulinica. Ricoverate in ospedale, tutte e quattro le persone sono state poi dimesse.

Fonti della Distribuidora Internacional de Alimentación (DIA), multinazionale spagnola specializzata nella distribuzione di prodotti alimentari, ipotizzano che la contaminazione potrebbe essere avvenuta nella fase di produzione, sia nella materia prima che nel processo di sterilizzazione necessario per la conservazione del prodotto.