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Chef Rubio: "Se fai il cuoco non puoi parlare". Polizia replica ancora

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Dopo che la Polizia ha replicato a Chef Rubio, il cuoco sostiene di non poter dire la sua perché "lavora in tv". Ma lo scontro prosegue.

Botta e risposta tra Chef Rubio e Valter Mazzetti, Segretario Generale della Fsp Polizia di Stato. Il cuoco aveva criticato su Twitter l’atteggiamento delle forze dell’ordine in occasione del sit-in in piazza di Fratelli d’Italia. Il sindacalista replica invitando il 36enne a “concentrarsi su pietanze e fornelli”.

Il tweet di Chef Rubio

“Perché nessuno è stato pistato come l’uva? Perché nessun manifestante è stato perquisito, schedato e/o gonfiato di botte? Semplice: perché non c’erano forze dell’ordine avvelenate o schierate. Evidente la disparità di trattamento in base all’ideologia politica” aveva scritto su Twitter Chef Rubio (al secolo Gabriele Rubini), concludendo il cinguettio con tanto di hashtag #dittatura.

Il cuoco ed ex rugbista aveva commentato così la manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia davanti Montecitorio per protestare contro la nascita del governo M5S-PD.

Polizia: “Uscita diffamatoria”

A stretto giro però aveva replicato Valter Mazzetti, Segretario Generale della Fsp Polizia di Stato che in una nota ha chiarito: “Con tutti i problemi e le criticità che il Paese si trova ad affrontare, e con esso l’intero sistema sicurezza, quello che veramente risulta di troppo è dover assistere al fastidioso e sconcertante comportamento di chi si mette a sentenziare sulla bontà dell’operato delle Forze dell’ordine, sulla legittimità del loro ruolo, sulla professionalità della loro azione, sulla indiscussa lealtà dei loro appartenenti, oltre tutto senza la pur minima competenza in materia”.

Per Mazzetti l’uscita di Chef Rubio viene quindi definita “diffamatoria” perché “andando al di là di ogni limite della sfrontatezza, accusa donne e uomini in divisa di non aver picchiato i manifestanti presenti (..) a Roma”. “Invece che dare lezioni di gestione dell’ordine pubblico, Rubio dovrebbe concentrarsi su pietanze e fornelli, – afferma infine – dovrebbe pensare a spargere condimenti invece che odio verso migliaia di persone che servono lo Stato e i cittadini onestamente, a costo di sacrifici che certamente lui disconosce del tutto, e che garantiscono anche la sua sicurezza come quella degli altri”.

Il cuoco insiste

Il cuoco non è rimasto però in silenzio. Prima di tutto ha risposto scrivendo: “‘Spargere Condimenti’ is the new ‘Torna in cucina’. Grazie Valter Mazzetti per aver mal interpretato il tweet inerente la sorpresa nell’aver visto una dimostrazione di piazza senza cariche ma con tanti saluti romani, grazie per ridurre i diritti di un libero cittadino al condire”.

Chef Rubio poi aggiunge, in una serie di cinguettii: “Se fai il cuoco, lavori in tv, e non sopporti le disparità di trattamento, se odi le ingiustizie e la violenza, se hai studiato storia e non vuoi che si ripetano certe cose, in Italia non puoi dire la tua. Pensare e dissentire sono cose che fanno perdere cittadinanza e diritti. – e ancora – Se fai il politico puoi fare il deejay, sommelier, food blogger, allenatore, youtuber, turista, assenteista, cosplayer, opinionista, far cadere governi, percepire stipendi senza senso, vitalizi, e sconti vari. Se te fai’r culo e paghi le tasse devi stare zitto e muto“.

In precedenza ad un utente che l’aveva criticato il cuoco ribatte invece: “Facevo solo notare la disparità di trattamento che vige in uno Stato di polizia come quello italiano. Se la pensi come le forze dell’ordine, nessuno ti sfiora, se la pensi come un cittadino che richiede il giusto, a casa ce vai rotto”.

La nuova replica di Mazzetti

Valter Mazzetti però in una nuova nota replica ancora: “Lo chef dovrebbe ben sapere che per parlare di disparità di trattamento bisogna che si confrontino circostanze identiche che, per l’appunto, vengano affrontate in maniera diseguale ingiustamente. Cosa diversa è gestire in maniera diversa situazioni diverse. – e afferma – Allora, spieghiamo a Rubio e anche a molti altri che non lo sanno, che la Polizia accudisce ogni anno, con straordinaria professionalità, circa 12.000 manifestazioni pubbliche di cui solo alcune, pochissime in verità, assurgono agli onori delle cronache, e sempre e solo per un motivo: perché alcuni manifestanti arrivano travisati, armati con ogni mezzo, cercano di violare i precetti imposti dall’autorità, aggrediscono le Forze dell’ordine”.

“Gli operatori in divisa sono gli stessi, il lavoro che fanno è il medesimo – assicura – non si comportano diversamente a seconda del colore politico delle manifestazioni, ma si comportano diversamente a seconda se del comportamento dei manifestanti”.