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Intervista a donna vittima di violenza, bufera sul tono di Bruno Vespa

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Ha suscitato polemiche l'atteggiamento di superficialità tenuto da Bruno Vespa durante l'intervista ad una donna vittima di un tentato femminicidio.

Sta suscitando aspre polemiche l’intervista andata in onda nella puntata di Porta a Porta del 17 settembre a Lucia Panigalli, la donna scampata alla violenza e ad un tentato femminicidio da parte del suo ex compagno. L’atteggiamento di apparente superficialità utilizzato da Bruno Vespa nel corso dell’intervista ha infatti provocato la reazione indignata di numerosi telespettatori, nonché dei comitati a difesa dei diritti delle donne.

Intervista a donna vittima di violenza

Durante l’intervista, la donna – ad oggi costretta a vivere sotto scorta – dichiara: “Temo per la mia vita. Per una storia che è stata poco più di un flirt”. Al ché il conduttore ribatte esclamando in maniera ironica: “Signora, 18 mesi sono un bel flirtino”. La donna poi continua nel suo racconto: “L’intenzione omicida di quest’uomo nei miei confronti rimane. Non si è pentito. E’ stato assolto, ma, umanamente..”., ma anche in questo caso Bruno Vespa sembra minimizzare l’accaduto: “È stato assolto […] Secondo la giustizia lui è innocente”.

La Panigalli a questo punto cerca di far valere le sue posizioni spiegando: “È stato assolto perché il reato non è previsto, non perché non esiste”, ma subito Vespa controbatte: “Esiste, ma non è un reato”. La frase che più di tutte ha scatenato il clamore dei telespettatori è stata per quando Vespa ha affermato: “Però se avesse voluto ucciderla l’avrebbe uccisa”, quasi sostenendo la vecchia concezione popolare degli omicidi compiuti per “troppo amore”.

Le proteste dei telespettatori

Il comportamento tenuto da Bruno Vespa è stato subito condannato da numerose persone ed associazioni che da anni si battono contro la violenza sulle donne. Tra queste la sezione fiorentina dell’associazione Non una di meno, che sul proprio profilo Facebook ha riportato: “Lucia Panigalli, vittima di un tentativo di.omicidio da parte del ex compagno. Il tono dell’intervistatore tra risolini, negazioni, battutine è semplicemente intollerabile. Questo non è giornalismo, questa è spazzatura”.

La vicenda di Lucia Panigalli

Il tentato femminicidio di Lucia Panigalli avvenne la notte del 16 maggio del 2010, quando venne aggredita a coltellate dall’ex compagno Mauro Fabbri, che riesce per due volte a colpirla al volto tentando poi di ucciderla con un fendente al collo e con ripetuti calci alla testa. La donna sopravviverà, mentre Fabbri sarà condannato ad 8 anni e 6 mesi di carcere per tentato omicidio. Una pena che tuttavia verrà abbassata per buona condotta, malgrado durante il periodo trascorso in carcere Fabbri abbia commissionato al proprio compagno di cella l’omicidio della Panigalli promettendogli in cambio un’auto, un trattore e 5mila euro.

Nel processo per questo secondo tentato omicidio Fabbri viene però assolto grazie all’articolo 115 del codice penale, il quale afferma che se le intenzioni di reato rimangono tali, esse non sono punibili. L’uomo oggi è libero ed è tornato ad abitare a pochi chilometri dalla casa di Lucia, la quale nel timore di una possibile vendetta di Fabbri, è costretta a vivere sotto scorta.