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Suicidio assistito, Cei: "Garantire lʼobiezione di coscienza"

suicidio assistito

"Il Parlamento tuteli gli operatori sanitari con la libertà di scelta" al fine di rifiutare la pratica del suicidio assisito, chiede la Cei.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che di fatto apre le porte in Italia al suicidio assistito e all’eutanasia, la Conferenza episcopale italiana esprime “preoccupazione” e “sconcerto”. Poi un appello al Parlamento affinché riconosca anche l’obiezione di coscienza per i medici.

Suicidio assistito ed eutanasia

“Si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia” sottolinea in una nota la Cei, rilanciando le parole di Papa Francesco. La Conferenza episcopale italiana interviene dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla questione di legittimità dell’articolo 580 del codice penale che punisce l’aiuto al suicidio.

Per la Consulta, che si è pronunciata sul caso di Marco Cappato, è difatti “non punibile” a “determinate condizioni” chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Serve obiezione di coscienza

I Vescovi italiani esprimono difatti “il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale“. “La preoccupazione maggiore – spiegano – è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità”.

I Vescovi quindi “confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati” ed auspicano che “il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta“.