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Più di 1300 uccelli acquatici morti: aperta inchiesta in Procura

uccelli morti

Sono stati ritrovati oltre 1300 uccelli acquatici morti nel ravennate, aperta un'inchiesta in Procura.

Una vera e propria ecatombe in una delle zone più preziose del patrimonio ambientale italiano, protetta dalle norme europee ed italiane e dalla convenzione di Ramsar“, ha tuonato l’associazione Italia Nostra, per commentare quanto accadute negli ultimi mesi nel ravennate. I primi casi si sono verificati nel mese di settembre ma, per comprendere la gravità di quanto sta accadendo, basta pensare che nella sola giornata del 4 ottobre sono stati contati 1075 uccelli acquatici deceduti. Sul caso della moria degli uccelli acquatici nella Valle della Canna, dopo la segnalazione proveniente da Italia Nostra, si è aperta un’apposita indagine presso la Procura di Ravenna.

Morti oltre 1300 uccelli acquatici

Stando alle ultime notizie, i reati ipotizzabili sono di disastro e inquinamento ambientale. Sembra ormai certa la causa del disastro, intossicazione da botulino, visto che il batterio e le sue spore si possono annidare anche sul fondo dei corsi d’acqua. All’origine della moria il mancato ricambio dell’acqua programmato per il mese di agosto, che ha causato la diffusione del batterio provocando (al contempo) la morte di migliaia di anatre e trampolieri. La situazione è destinata a peggiorare con il passare dei giorni, la stima ufficiosa prevede il decesso di oltre 3.000 uccelli acquatici. L’inchiesta, aperta dalla Procura di Ravenna, dovrà ricostruire gli eventi e individuare eventuali responsabilità. Il procuratore di Ravenna Alessandro Mancini, nella giornata di martedì 8 ottobre, ha compiuto un sopralluogo (accompagnato dai comandanti della polizia provinciale e dei carabinieri forestali) nelle aree della valle presso le quali sono stati effettuati i ritrovamenti.
Il Comune di Ravenna, mediante un comunicato ufficiale, ha dichiarato: “Azioni straordinarie per il ricambio delle acque della valle” in maniera rapida e per fornire così ossigeno all’area e limitare la proliferazione del botulino con l’auspicio di uscire dall’emergenza. “D’altra parte si tratta di un ambiente tenuto artificialmente in un difficile equilibrio, attraverso la regolazione dei livelli idrici, e la cui gestione è molto complessa perché esistono esigenze molto diverse tra loro e a volte contrapposte, in relazione alle condizioni di vita del patrimonio di flora e della diversa fauna che lo popola. Questo delicato equilibrio è stato messo ulteriormente a dura prova, oltre che dalle note problematiche legate ai cambiamenti climatici anche dalle temperature anomale del mese di settembre e inizi di ottobre, che hanno contribuito a determinare la situazione di criticità“.