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Strage di Orta Nova, l'inquietante testimonianza della vicina di casa

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La testimonianza di una vicina di casa fa emergere nuovi particolari sul caso della strage di Orta Nova, costata la vita a quattro persone.

Emergono nuovi particolari da una testimonianza nelle indagini sulla strage di Orta Nova dello scorso 11 ottobre, nella quale la guardia carceraria Ciro Curcelli ha ucciso a colpi di pistola la moglie e le due figlie per poi togliersi la vita. Stando alle ricostruzioni degli investigatori infatti, negli ultimi giorni i litigi tra Curcelli – descritto come un uomo tranquillo – e la moglie si erano fatti più frequenti, anche se non tali da lasciar presagire un epilogo del genere. Le parole di una vicina di casa ha però permesso di aggiungere un tassello alla spiegazione della profonda situazione di disagio interiore dell’uomo.

Strage di Orta Nova, la testimonianza

Per compiere la strage, Curcelli ha utilizzato l’arma di ordinanza che solitamente adoperava durante il suo lavoro di assistente capo della Polizia penitenziaria nel carcere di Foggia. Nella notte tra l’11 e il 12 ottobre, l’uomo ha sparato nel sonno alla moglie Teresa Santolupo di 52 anni e alle figlie Valentina e Miriana, rispettivamente di 18 e 13 anni. In seguito Curcelli ha telefonato ai Carabinieri confessando gli omicidi: “Ho ucciso mia moglie e le mie figlie, ora mi uccido pure io, venite, ho lasciato la porta aperta”. Terminata la telefonata, l’uomo ha quindi cercato di togliersi la vita con la stessa arma, morendo durante il trasporto in ospedale.

Un gesto inaspettato per il quale c’erano tuttavia stati dei segni premonitori, come rivela la vicina di casa Anna che soltanto pochi giorni prima della strage aveva visto Curcelli: “Immobile sul balcone in pantaloncini e senza maglietta, sotto la pioggia, con lo sguardo fisso nel vuoto. Era un uomo taciturno ma di recente lo vedevo più pensieroso del solito”.

Le parole del figlio sopravvissuto

Unico sopravvissuto della famiglia è stato il figlio maggiore Antonio, di 26 anni, che da molto tempo vive e lavora a Ravenna. È stato proprio ad Antonio che poco prima della strage la sorella Valentina avrebbe confidato i frequenti litigi tra i due genitori. Lo stesso figlio maggiore in un’intervista ha poi dichiarato: “Non avrei mai potuto pensare ad una cosa del genere, sono sconvolto”.

Incredulo anche il fidanzato della figlia Valentina, che mai si sarebbe aspettato un evento del genere: “Stavamo insieme da un anno e sette mesi, mi diceva che in famiglia non aveva alcun tipo di problema, era sempre felice”. Nel commentare la notizia, i colleghi di lavoro di Curcelli denunciano la difficile situazione di stress psicologico con cui sono costretti a convivere gli agenti della Polizia penitenziaria. Situazione che potrebbe aver peggiorato uno stato depressivo preesistente nell’uomo tanto da condurlo a compiere l’insano gesto.