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L'autista Stefano Degni spiega come ha evitato l'attentato a Costanzo

Attentato Maurizio Costanzo

Grazie al fatto che non fece accendere i segnali di stop, gli attentatori furono disorientati e azionarono l'ordigno in ritardo.

Sono passati ventisei anni dal fallito attentato a Maurizio Costanzo e Maria De Filippi. L’autista che era andato a prenderli dopo la registrazione di una puntata dello show racconta come ha fatto ad evitare che quell’attentato fosse fatale.

Attentato a Maurizio Costanzo

Era noto a tutti l’impegno che il conduttore investiva nel combattere la mafia, informando l’Italia su ciò che accadeva in quegli anni e denunciando il pericolo delle organizzazioni mafiose. Per questo i clan avevano pensato di organizzare un attentato per eliminarlo.

Dopo aver analizzato i loro spostamenti, avevano elaborato un piano. Avrebbero messo un’autobomba all’altezza di Via Fauro. Quando Costanzo e la De Filippi sarebbero tornati a casa dopo la registrazione di una puntata del Maurizio Costanzo show sarebbero passati di lì e gli attentatori avrebbero azionato l’ordigno.

Ma qualcosa andò storto. L’autista che li ha accompagnati a casa quella sera ha rivelato dei dettagli che ne hanno fatto capire il motivo. Ha raccontato che, una volta prelevati i due, ha iniziato a dirigersi verso la loro casa. Arrivato in via Fauro, l’ha percorsa ad una velocità sostenuta, circa 60 all’ora. Sulla sua sinistra si trovava la scuola elementare, a destra il civico 62. Stava parlando con Maria dei campionati di tennis quando all’improvviso “è sccoppiato tutto, buio, la Bosnia, macerie ovunque.

Spiega di aver tenuto la Mercedes con il freno schiacciato e le mani inchiodate al volante. Costanzo capì subito cos’era successo, mentre la De Filippi ipotizzava che potesse trattarsi di un cortocircuito. Mentre tutti fuggivano per evitare l’autobomba e loro si erano rifugiati in un palazzo, un uomo si avvicinò per vedere se erano morti. Ma non appena sentì le sirene della Polizia fuggì.

Perché è fallito

Qualcuno ha ipotizzato che l’attentato fallì perché chi doveva azionare la bomba si aspettava un’auto diversa, dato che erano due gli autisti che accompagnavano la coppia. Ma Stefano ha spiegato che questo non c’entra nulla, e che a salvarli è stato il cambio automatico. Il segnale dopo il quale gli attentatori avrebbero dovuto agire, sarebbe stata l’accensione degli stop causata dalla frenata prima di entrare in Via Boccioni.

Io però avevo innestato il cosiddetto primino, la marcia più bassa, che su una 8 cilindri 5000 di cilindrata arriccia l’asfalto, e quindi, in prossimità della curva, come mi regolo? Invece di toccare il freno, levo semplicemente il piede dal gas e la Mercedes rallenta di botto, senza che si accendano gli stop. Questo li ha confusi. Me l’ha confermato un funzionario della polizia scientifica. Uno o due secondi decisivi“, ha spiegato.

Ha poi concluso dicendo di essersi sentito abbandonato. La Mercedes gli fu sequestrata, perdendo sette mesi di lavoro, e il risarcimento che gli venne dato fu di 8 milioni, quando l’auto ne valeva 42. In più per i danni fisici e psichici che ancora oggi ha, gli sono stati consegnati soltanto 20.000 euro quasi vent’anni dopo.