> > "The shoah party", chat degli orrori: tra razzismo e inni a Hitler

"The shoah party", chat degli orrori: tra razzismo e inni a Hitler

the shoah party

Si scambiavano materiale pedopornografico, immagini che inneggiavano al razzismo, all'antisemitismo, all'omosessualità e all'immigrazione.

Si chiamava “The shoah party” ed era una chat degli orrori dove un gruppo di ragazzini si scambiava una serie di video porno, immagini razziste e inni a Hitler. I creatori del gruppo sono dei giovani di Torino che diffondevano contenuti razzisti, pornografici e antisemiti. I destinatari, invece, erano dei ragazzini di età compresa tra i 13 e i 17 anni, dunque minorenni. Le vittime erano all’oscuro del loro coinvolgimento della vicenda. Fortunatamente, però, la chat su Whatsapp è stata chiusa e sono state arrestate 25 persone. Secondo gli inquirenti, si trattava di “scene di brutalità inenarrabile”. Tra i 25 arresti sono stati emessi 19 decreti di perquisizione a carico di minorenni e 6 a carico di maggiorenni.

The shoah party: le perquisizioni

La Procura per i minori di Firenze ha dato il via a una serie di indagini ai danni di 26 giovani accusati di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e istigazione all’apologia di reato. Alla base dell’organizzazione vi erano dei ragazzi di Torino che avevano creato un gruppo su Whatsapp nel quale diffondere immagini e video ambigui. Il tutto, inoltre, è partito dalla denuncia della madre di un 13enne di Siena che ha scovato sul telefono del figlio alcune immagini pornografiche. Le perquisizioni, però, hanno riguardato varie regioni: Toscana, Lazio, Campania, Piemonte e Calabria. Sono stati sequestrati telefonini e tablet.

Il più “anziano del gruppo” aveva 19 anni, mentre il più giovane ne aveva soltanto 15. Sul gruppo venivano condivise immagini che inneggiavano ad Hitler, all’antisemitismo, al razzismo e alla pornografia. “Se non fosse stato per quella denuncia della madre a gennaio l’indagine non sarebbe partita né a Siena né altrove – hanno spiegato i carabinieri –. Perché un gruppo WhatsApp non conosce confini e quell’espressione degradante di malcostume ha interessato molte regioni d’Italia. Moltissimi ragazzini hanno potuto osservare le immagini di pedopornografia, di enorme violenza, di apologia del nazismo e dell’islamismo radicale che vi erano contenute”.

La chat degli orrori

Tra i materiali che venivano diffusi in chat figurava anche un video di un uomo che abusava di una neonata di poco meno di un anno. Un altro, invece, raffigurava un bimba che aveva rapporti con un ragazzino poco più grande di lei. E poi c’erano immagini razziste, audio contro i migranti, gli ebrei, gli omosessuali. Infine, video che riprendevano galline e cani.