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Finti corsi sanitari, sei arresti: ragazzo truffato si suicida

finti corsi sanitari

Sei persone sono state arrestate dai Carabinieri del Nas con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso.

Associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa e falso. Questo il crimine di cui sono accusate sei persone che avrebbero organizzato finti corsi per operatori sanitari a Cosenza, i cosiddetti corsi “Oss”. L’inchiesta, avviata dai Carabinieri del Nas, ha portato all’arresto, il 23 ottobre, di sei persone tra Calabria e Campania. La truffa ha causato anche un’inaspettata tragedia. Un ragazzo calabrese, da anni disoccupato, aveva creduto e investito più di duemila euro in quei corsi. Il giovane, appena scoperto che il diploma era solo carta straccia, ha deciso di suicidarsi per non cadere nuovamente nel baratro della disperazione.

Finti corsi sanitari, blitz dei carabinieri

La morte del ragazzo potrebbe configurare anche il reato di istigazione al suicidio, secondo il procuratore della Repubblica Eugenio Facciolla. Sul caso si stanno effettuando ancora ulteriori verifiche. Per ora le persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare sono quattro imprenditori del settore della formazione professionale e due dipendenti dell’azienda sanitaria provinciale (Asp) di Cosenza.

Il modus operandi dei corsi truffa

La strategia della truffa era semplice ma efficace. I due dipendenti dell’Asp di Cosenza reclutavano i futuri studenti ai quali proponevano i vari corsi truffa. Gli incontri avvenivano nella sede dell’Ospedale Chidichimo di Trebisacce, per dare una parvenza di ufficialità. Infine venivano somministrati test e quiz e simulati esami in base ai quali venivano poi rilasciati i titoli. I carabinieri del Nas hanno sequestrato in tutto 291 titoli e oltre 570mila euro.

Qualche giorno prima era stata individuata un’altra truffa, questa volta nel nord Italia. Un gruppo di criminali stava usando il nome della Iena Nadia Toffa, morta il 13 agosto 2019, per chiedere soldi ad alcuni sacerdoti nella provincia di Brescia.