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Anna Maria Franzoni: "Ho sbagliato, non dovevo lasciarlo solo"

Anna maria Franzoni

"Se fossi stata lì avrei potuto difenderlo. Ora non riesco più a dare valore alle cose" sono le parole di Anna Maria Franzoni

Era il 30 gennaio 2002 quando in una villetta a Cogne, il piccolo Samuele Lorenzi, 3 anni, fu ucciso in maniera efferata nella camera da letto. Da quel giorno sono partite indagini, perizie e contro perizie. Al centro di tutto c’è sempre la stata la madre del bambino, Anna Maria Franzoni, la cui posizione non ha mai convinto gli inquirenti. Nel 2008 la Corte di Cassazione l’ha ritenuta colpevole dell’omicidio. Oggi, molti anni dopo, spuntano le parole che la donna avrebbe pronunciato durante le perizie.

Anna Maria Franzoni: le perizie

Le indagini sono iniziate nel 2002 e si sono concluse dopo anni, innumerevoli perizie e approfondimenti. Da quanto emerge, la donna avrebbe sviluppato una sorta di senso di colpa nei confronti della morte del figlio. “È una cosa disumana – aveva detto parlando del funerale del bambino – non mi sembra nemmeno vero. Lui non c’è più, non lo sento, non lo vedo e allora mi accorgo che è tutto vero quello che è successo“. “Mi manca sempre di più. Non riesco a dare valore a niente, tutto quello che prima per me aveva valore ora non ha più senso“.

I sensi di colpa

Parlando dei tragici minuti della morte di Samuele, Anna Maria Franzoni tradisce il senso di colpa: “Ho sbagliato a lasciarlo solo, ho sbagliato a non chiedere a Stefano di rimanere quella mattina. Se ci fossi stata io avrei potuto difenderlo” ha detto continuando a sostenere la sua versione. Stando ai suoi racconti, infatti, il piccolo sarebbe rimasto in casa da solo mentre lei accompagnava il figlio maggiore a prendere lo scuolabus. Proprio in quei pochi istanti, sempre secondo quanto sostenuto dalla Franzoni, qualcuno si sarebbe introdotto nella casa e avrebbe ucciso il piccolo. “Non mi è pesato andare in carcere – ha concluso la donna – non mi pesa quello che dicono. Cerchiamo di difenderci, di tutelare quello che ci resta“.