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Marito organizza stupro contro la moglie: condannato

blitz carabinieri Napoli

Organizza uno stupro contro la moglie perchè stavano divorziando: i giudici condannano 40enne di Colico, in provincia di Lecco.

Una storia davvero orribile. La vicenda arriva da Colico, comune in provincia di Lecco, vicino al confine con la provincia di Sondrio, in Lombardia. Un uomo di 40 anni è stato arrestato perchè avrebbe organizzato uno stupro di gruppo ai danni della moglie, da cui si stava separando. Il 40enne è accusato, inoltre, di aver maltrattato anche il figlio piccolo.

L’uomo, un professionista molto conosciuto nella zona, anche se spesso impegnato in trasferte di lavoro, è stato denunciato proprio dalla moglie, una giovane donna straniera. Sulla vicenda hanno iniziato subito ad indagare i magistrati della Procura e del Tribunale dei minori di Milano. Le autorità hanno chiesto e ottenuto un mandato di cattura nei confronti dell’uomo.

La sentenza di primo grado

Il 40enne è stato condannato in primo grado a sei anni e otto mesi di reclusione. L’uomo, un noto professionista della zona dell’Alto Lario, era stato arrestato nel novembre del 2019 dai carabinieri di Colico per aver organizzato e compiuto assieme ad altre persone lo stupro della moglie, anche in presenza del figlio minorenne, a sua volta secondo quanto emerso dalle indagini vittima di maltrattamenti. Le violenze in oggetto avvenivano a Milano.

Marito organizza stupro contro la moglie

Dopo la denuncia della moglie, ricca di particolari, gli inquirenti avevano avviato altre indagini e raccolto diverse prove. Tutto ciò ha reso possibile l’arresto dell’uomo. Il figlio della coppia, che sarebbe vittima di maltrattamenti da parte del padre, è un bambino piccolo: frequenterebbe, infatti, le scuole elementari. Insieme all’uomo risulterebbero esserci altri indagati, i quali avrebbero partecipato allo stupro di gruppo. A questo proposito però, i magistrati hanno deciso di mantenere, almeno per il momento, il massimo riserbo.

Attualmente il 40enne si trova rinchiuso nel carcere di Pescarenico, rione della città di Lecco. L’uomo sarebbe sorvegliato costantemente dagli agenti penitenziari per evitare che altri detenuti possano aggredirlo e fargli del male.