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Ponte Morandi, Autostrade: "Il rischio era solo teorico"

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La condizione di instabilità del viadotto era stata evidenziata nel corso del CdA di Aspi a cui aveva partecipato un rappresentante del Mit.

Dopo il ritrovamento di un report del 2014 che evidenziava il “rischio crollo” del Ponte Morandi, emerge un’altra verità. Non solo Aspi e Atlantia sapevano dei rischi, ma anche i vertici del ministero delle Infrastrutture sarebbero stati a conoscenza degli eventuali rischi. La situazione di instabilità del viadotto era stata evidenziata nel corso del consiglio di amministrazione di Aspi a cui ha partecipato anche un rappresentante del Mit.

Ponte Morandi: la replica di Autostrade

La società non è in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del cda alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore. Per quanto riguarda l’area dei rischi operativi, nella quale rientrata anche la scheda del Morandi, il cda di Autostrade ha sempre espresso l’indirizzo di mantenere la propensione di rischio al livello più basso possibile“. La concessionaria quindi non smentisce quindi il rapporto svelato da Repubblica solo ieri, sostenendo però che il rischio fosse solo teorico.

Il documento del 2015

Oltre al report che tra il 2014 e il 2016 segnalava il “rischio crollo”, un documento del 2015 sarebbe stato sottoposto al vaglio del cda di Aspi e Atlantia insieme alla presentazione del progetto di Retrofitting delle pile 9 e 10. Nel 2017, tuttavia sono state apportate due variazioni rilevanti: la prima è il passaggio della responsabilità sul Morandi nelle mani della Direzione di tronco di Genova, mentre la seconda è il cambio di dicitura da “rischio crollo” a “perdita di staticità”.