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Era il 23 novembre 1980 quando l’Irpinia venne colpita da un violentissimo sisma registrato al grado 6.9 della scala Richter. Fu un disastro: il bilancio conta 3 mila vittime tra la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale. Oggi sono trascorsi esattamente 40 anni da quell’evento tanto eccezionale quanto distruttivo, ancora chiaramente impresso nelle menti di coloro che l’hanno vissuto, e le polemiche per gli ingenti danni e i soccorsi giunti troppo tardi, non si sono ancora placate.
Terremoto Irpinia: 39 anni fa il disastro
Era una tranquilla domenica pomeriggio, quando alle 19.34 la terra ha iniziato a tremare con estrema violenza. La scossa è durata circa 90 secondi, tempo sufficiente per portare morte e distruzione ovunque. Il terremoto ha avuto una magnitudo 6.9 ed è stato individuato ad una profondità di 30 km. Ad essere colpite furono le province di Avellino, Salerno, Potenza e Napoli. 679 Comuni riportarono danni gravissimi alle infrastrutture oltre ad un bilancio delle vittime che con il passare delle ore continuava a crescere: le onde sismiche rasero al suolo tutto, case, scuole, ospedali e interi borghi. In un primo momento non fu chiara l’entità del disastro, in quanto la stampa non riuscì a fornire notizie certe e puntuali sull’accaduto. Solo giorni dopo, grazie alle riprese dall’elicottero, fu chiara l’estrema gravità di quanto era accaduto.
Il ritardo dei soccorsi
Oltre che per i danni e il terribile bilancio, il terremoto in Irpinia è ricordato per l’estremo ritardo con il quale intervennero i soccorsi. All’epoca infatti la Protezione Civile non era organizzata per disastri di tale portata, motivo per il quale fu molto difficile per gli operatori raggiungere le zone dell’entroterra, isolate a cause della macerie, con i mezzi di soccorso. Le linee telefoniche ed elettriche furono interrotte e la rete ferroviaria rimase completamente bloccata. Le autorità locali sembravano essere impotenti di fronte alla natura non riuscendo a prendere provvedimenti per salvare i superstiti che chiedevano in continuazione aiuto e viveri. Le prime città che si mobilitarono per portare aiuti furono Firenze, Roma e Bologna.
Le parole di Pertini
All’epoca, il presidente della Repubblica Pertini fu il primo a denunciare la situazione di emergenza recandosi di persona sul posto e affermando che i soccorsi intervennero con estremo ritardo, arrivando ben 5 giorni dopo il disastro: “Qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana – disse -. Tutti gli italiani e le italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura. Perché credetemi, il modo migliore per ricordare i morti è quello di pensare ai vivi“.