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Il caso Chico Forti a Le Iene: lo zio chiede intervento di Mattarella

Chico Forti Le Iene

Le Iene tengono desta l'attenzione su caso di Chico Forti, vicenda su cui anche il ministro degli Esteri ha assicurato grande impegno.

Nonostante siano vent’anni che tenti di far valere la sua innocenza, Chico Forti sta continuando a portare avanti la sua condanna al carcere a vita negli Stati Uniti dopo essere stato accusato di omicidio. A morire fu Dale Pike, l’uomo che Chico Forti andò a prendere in aeroporto a Miami e che dopo due ore fu trovato morto su una spiaggia: Le Iene hanno ripercorso il suo caso.

Il caso di Chico Forti a Le Iene

Dal 15 febbraio 1998 il condannato non ha mai smesso di gridare la sua innocenza. Le Iene hanno riassunto tutto ciò che nel processo non torna, a partire dal movente che secondo i giudici avrebbe portato Forti all’omicidio. Stando agli atti, costui avrebbe stipulato un contratto per comprare un hotel ad Ibiza di proprietà di Anthony Pike, il padre di Dale. Il figlio avrebbe scoperto che Forti stava truffando il padre, così si sarebbe recato a Miami per incontrarlo e interrompere la trattativa. Per questo Forti l’avrebbe ucciso.

Cosa non torna nel processo

  • Chico aveva reso disponibile del denaro per comprare un nuovo mobilio in Marocco per l’Hotel che avrebbe acquistato, il che dimostra che non c’era una situazione di attrito con i venditori. Anthony Pike però, dopo la morte del figlio, ha dichiarato di aver subito una truffa da Chico. Tutto questo dopo aver firmato un regolare contratto, che lui dichiara di aver firmato in uno stato di incapacità di intendere e di volere dovuto all’AIDS. Ha quindi sostenuto che Forti si sia approfittato della sua condizione per spingerlo a firmare una truffa.
  • A sostenere la tesi di Chico secondo cui lui Pike non fosse affatto demente al momento della firma c’è la documentazione di un medico risalente a prima che l’uomo siglasse il contratto. Qui vi è scritto che il suo livello di funzionamento cognitivo fosse migliorato e non vi fosse motivo per cui non dovesse assumersi la responsabilità della gestione dei propri affari.
  • Anthony Pike si è scoperto essere proprietario del solo del 5% dell’hotel, mentre il 95% era in mano di altri. Questo dimostra che lui da solo non avrebbe mai potuto vendergli nulla, per cui aveva firmato un contratto sapendo di non poter portare a termine la vendita Dunque in realtà era Forti che stava subendo una truffa.
  • Dale Pike il giorno prima di morire aveva scritto alla fidanzata che era curioso di un evento musicale che Chico stava organizzando a Miami. Improbabile dunque che un uomo voglia andare al concerto dell’uomo che stava truffando a suo padre. “Forse perché la truffa non è mai avvenuta“, si sospetta. Ad avvalorare questa tesi è anche il fatto che nel processo della mail non se ne è mai parlato.
  • Per chiarire tutti i dubbi si sarebbe potuto chiamare il notaio che firmò il contratto, che era stato inserito nella lista dei testimoni. Costui ha rivelato di aver determinato che Anthony aveva la capacità legale di effettuare la compravendita e non aveva avvertito alcuna demenza, anzi era anche accompagnato dal commercialista di fiducia. Questo avrebbe potuto smontare il movente dell’omicidio, così in aula avevano organizzato un collegamento con la Spagna per interrogarlo. La sua testimonianza viene però rifiutata dall’avvocato di Forti.
  • Anthony Pike, mentre sostiene di aver subito una truffa, ha anche affermato di avere avuto rapporti non protetti con una minorenne pur essendo malato di AIDS. Questo sarebbe bastato per determinare la non veridicità delle sue affermazioni, ma in tribunale viene emessa una specifica mozione che vieta di parlare di questo fatto.
  • Sull’accusa di truffa i giudici avevano applicato il nolle prosequi, ovvero la sua caduta dettata dall’impossibilità di portarla avanti per mancanza di elementi sufficienti. Durante il processo non si poteva però fare menzione neppure di questo. Mettendo da parte l’accusa, sarebbe venuto di nuovo meno il movente.
  • Chico era diventato amico di Thomas Knott, un uomo tedesco presentatosi in America come insegnante di tennis che in realtà era stato condannato a 6 anni. Anthony lo conosceva, anzi era persino stato invitato a casa sua una volta. Dopo poco tempo si ha avuto accesso ad una telefonata di Dale e Knott che litigano per denaro. Knott viene poi condannato a 3 anni di carcere più 5 di libertà vigilata per una truffa nei confronti di Anthony usando la sua carta di credito rubando decine di migliaia di dollari. Della telefonata in aula non si è mai fatta menzione.
  • Dopo anni lo stesso Anthony Pike ha espresso dubbi su quella condanna: “Inizio a pensare che a mentire non sia Forti ma Knott”.

Come si sta muovendo la politica

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto sapere di seguire con grande attenzione la sua vicenda. L’obiettivo rimane quello di trasferire Chico Forti in Italia: ha organizzato una conferenza stampa alla Camera dei Deputati per il prossimo 3 dicembre 2019 dove mostrerà anche il servizio de Le Iene.

Lo zio della presunta vittima giudiziaria ha anche scritto una lettera a Mattarella, recapitatagli dal Presidente del Consiglio Regionale del Trentino. La richiesta è quella di un intervento per permettergli almeno di venire a scontare la pena in Italia.