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Strage Corinaldo, l'appello di un padre per la password della figlia

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A un anno dalla strage di Corinaldo, il padre di Emma Fabini lancia un appello per avere la password del telefono della figlia, morta nella tragedia.

È passato ormai quasi un anno dal giorno della strage di Corinaldo, avvenuta l’8 dicembre del 2018, eppure ancora oggi un padre sta ancora lottando per riuscire ad avere gli ultimi ricordi della figlia celati dalla password del suo telefono. Fazio Fabini (padre della 14enne Emma, una delle sei vittime della strage alla discoteca Lanterna Azzurra) lancia un appello affinché qualcuno possa aiutarlo ad accedere allo smartphone della figlia, dissequestrato dalle Forze dell’Ordine in concomitanza con la fine delle indagini.

Strage Corinaldo, l’appello del padre per la password

Ai microfoni dei giornalisti, il signor Fabini spiega di aver già provato a chiedere aiuto alla Polizia postale per cercare di entrare nella memoria dello smartphone, ma ogni tentativo si è rivelato inutile: “Mi piacerebbe leggere i suoi messaggi, magari non ancora spediti, vedere le sue ultime foto”. Inizialmente si provò ad azzeccare la password utilizzando le date nascita dei familiari e degli amici senza però avere successo, anche perché dopo un certo numero di tentativi sbagliati il telefono stesso si disabilita in automatico.

Persino all’Apple center di Rimini il padre di Emma non è riuscito ad ottenere risposta: “Lì ci hanno detto solo che si può azzerare tutto e riusare il telefonino. Ma è proprio quello che non vogliamo”. Dopo due settimane di tentativi anche un tecnico specializzato ha gettato la spugna, consigliando alla famiglia della 14enne di rivolgersi all’estero: “Alla Polizia postale ci hanno detto che una società di Monaco di Baviera può fare quest’operazione per 3mila euro”.

Gli ultimi ricordi della figlia

Sul finire dell’intervista il signor Fabini racconta come il cellulare della sua Emma venne inizialmente sequestrato durante lo svolgimento delle indagini, per poi essere sequestrato alla famiglia una volta chiuso il caso: “Nei cellulari degli indagati la polizia è entrata, quello di Emma, non più necessario per le indagini, resta secretato. Vorremmo solo rivedere il sorriso di Emma, recuperare quell’ultima notte, forse anche il suo viaggio a Londra. Ritrovare i suoi ultimi mesi”.