> > Corinaldo, la mamma di Daniele: "È innaturale perdere un figlio"

Corinaldo, la mamma di Daniele: "È innaturale perdere un figlio"

lanterna azzurra corinaldo

A distanza di quasi un anno la mamma di Daniele Pongetti torna a parlare della tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo

A distanza di quasi un anno dalla tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo, la mamma di Daniele Pongetti torna a parlare del momento del riconoscimento e di come si sente dopo questa terribile tragedia.

La mamma di Daniele Pongetti

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la mamma di Daniele Pongetti ha dichiarato: “È innaturale perdere un figlio. Ti chiedi: Cosa sono rimasta a fare? Da quando non c’è più, non l’ho ancora mai sognato: vorrei riuscirci”. Sono queste le parole utilizzate da Donatella Magagnini, madre di Daniele Pongetti, per descrivere le sue sensazioni a quasi un anno dalla terribile tragedia di Corinaldo.

Nella notte tra il 7 e l′8 dicembre 2018, il figlio di 16 anni si trovava alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo per assistere al concerto di Sfera Ebbasta. Una serata che, purtroppo, si è trasformata in tragedia.

“Quella sera mia figlia Debora accompagnò al pronto soccorso un’amica che non stava bene. Mi chiama e mi dice: Mamma, qui gira voce che alla Lanterna sia successo un macello e Daniele non risponde. Le ho detto: Non ti preoccupare, vedrai che fra un po’ ci chiama. L’ho tranquillizzata, ma avevo il cuore sottosopra”. Una volta giunta sul posto la terribile scoperta: “Quando sono arrivata davanti alle transenne mi sono avvicinata a un carabiniere e gli ho detto: ‘Devo entrare, voglio vedere se c’è mio figlio sotto uno di quei teli’ […] Mi sono avvicinata a quella fila di lenzuoli e a un certo punto ho visto spuntare una scarpa. Non avevo più dubbi mentre sollevavo il telo, anche se poi guardandolo non sembrava più lui, era un ragazzino irriconoscibile”.

Una sofferenza indescrivibile, quella provata da questa madre, che al Corriere ha raccontato: “Mi manca tantissimo la fisicità, poterlo stringere a me, alzarmi in punta di piedi per arrivare al suo metro e 80 a dargli un bacio, sentire quella sua voce da adulto […] L’altro giorno ho ritrovato una sua vecchia lettera di quando aveva 14 anni. Avevamo litigato e lui, come faceva sempre, scriveva parole dolci per chiedere scusa, ci metteva cuoricini, mi veniva vicino, mi abbracciava, mi faceva ridere… Impossibile non perdonarlo”.